Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno raggiunto un’intesa sulla rimozione dei dazi su acciaio e alluminio. L’accordo, emerso nell’ambito del G20 in corso a Roma, comporterà la rimozione di tariffe doganali che valgono complessivamente oltre 10 miliardi di dollari (8,6 miliardi di euro). La disputa era iniziata nel 2018, quando l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha imposto dazi su acciaio (25%) e alluminio (10%) provenienti da Europa e Asia adducendo motivazioni di sicurezza nazionale. Bruxelles aveva reagito prendendo di mira prodotti iconici statunitensi come le moto Harley-Davidson, jeans Levi Strauss & Co. e il whisky bourbon. Senza l’intesa appena raggiunta le tariffe europee sull’import di prodotti Usa sarebbero raddoppiate dal prossimo 1 dicembre. Prima dell’introduzione dei dazi gli Stati Uniti importavano dall’Europa 3,2 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, quantità diminuita di un terzo dopo che la Casa Bianca ha alzato le barriere doganali.
L’eliminazione dei dazi segna un riavvicinamento tra gli alleati, in direzione di una ripresa del multilateralismo auspicato dal presidente del Consiglio Mario Draghi che infatti commenta con soddisfazione l’accordo. “La decisione, che coincide con il Summit G20 di Roma, conferma l‘ulteriore rafforzamento in atto delle già strette relazioni transatlantiche e il progressivo superamento del protezionismo degli scorsi anni”, si legge nella nota di palazzo Chigi. Draghi auspica inoltre “che questo accordo sia un primo passo verso un’ulteriore apertura degli scambi tra UE e Stati Uniti, per favorire la crescita di entrambe le economie”.

Una “nuova era” nella cooperazione tra Usa e Ue. E’ quanto ha sottolineato il presidente americano, Joe Biden nella conferenza stampa con la presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen, sull’accordo per l’eliminazione dei dazi reciproci. E’ un “passo avanti” che crea “pari opportunità nella nostra industria: è un’iniziativa chiave per l’agenda transatlantica”, ha ribattuto von der Leyen.
L’accordo è il primo a prevedere di tenere in considerazione l’intensità di carbonio nella produzione di alluminio e metallo da parte delle aziende statunitensi e
della Ue, oltre alla sovraccapacità globale. Lo hanno sottolineato il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan, la segretaria al commercio americana Gina Raimondo e la rappresentante del commercio Usa Katherine Tai parlando con la stampa. Sullivan ha evidenziato anche che l’intesa non solo “rimuove il più grande fattore irritante nelle relazioni bilaterali” ma “lo trasforma in un comune progresso” verso obiettivi centrali” della presidenza Biden: dimostrare che le democrazie possono portare risultati per i loro popoli, specialmente per i lavoratori, e risolvere alcune delle sfide maggiori, tra cui il cambiamento climatico e la minaccia posta dalla competizione sleale della Cina
. La Cina è di gran lunga il primo produttore di acciaio al mondo. Dai suoi stabilimenti esce la metà dell’acciaio prodotto sul pianeta. Un recente studio ha evidenziato come il solo colosso siderurgico cinese Baowu emetta tanta Co2 quanto Belgio ed Austria messi insieme. Gli Stati Uniti si collocano al 4o posto dietro Giappone ed India mentre il primo paese europeo è la Germania che si colloca all’ottavo posto. Pechino è di gran lunga al primo posto anche per quanto riguarda l’alluminio, seguita a larga distanza da Russia, India e Canada.

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