Un braccio di ferro tra il centrodestra e il Movimento 5 stelle sul reddito di cittadinanza. È quello che è andato in scena durante il Consiglio dei ministri che alla fine ha approvato all’unanimità la prima legge di bilancio del governo di Mario Draghi. Secondo quanto trapela, però, nel corso della riunione dell’esecutivo gli esponenti di Lega e Forza Italia hanno proposto di fare scattare la decadenza dal beneficio dopo il primo rifiuto di una offerta di lavoro e un decalage, cioè un abbassamento dell’importo, dopo 6 mesi per tutti i percettori. Al contrario il Movimento ha invece chiesto di attenuare il decalage, previsto nella bozza della manovra dopo i primi sei mesi, e legarlo al secondo no a una offerta di lavoro.

Alla fine è passata la linea dei 5 stelle, e alla fine il testo è rimasto invariato: la sospensione arriva dopo il secondo no, non più dal terzo, e il decalage parte dopo il primo rifiuto. Per blindare il reddito è stata fondamentale, da quanto raccontano fonti interne al M5s. una telefonata tra il premier Draghi e il suo predecessore Giuseppe Conte. E’ stato il leader del M5s a chiamare il presidente del consiglio, per avere assicurazioni sulla messa in sicurezza del reddito di cittadinanza. Interpellato con una domanda diretta in conferenza stampa, Draghi ha ribadito di “condivedere il principio”, ma “bisogna che abbia un’applicazione che, da un lato, sia esente da abusi e dall’altro non sia di intralcio al buon funzionamento del mercato del lavoro”. Il premier ha spiegato che sono stati previsti “meccanismi di controllo diversi che dovranno assicurarsi che il primo obiettivo sia raggiunto (controlli che – ha sottolineato – saranno piu precisi ed ex ante la percezione del reddito) e che anche il secondo, cioè che il reddito per gli occupabili non sia un ostacolo all’accettazione di proposte di lavoro“. Secondo il premier le modifiche sono state introdotte perché “il sistema precedente non ha funzionato” e che ora, pur “mantenendo lo spirito” si punta ad incentivare l’occupazione. “Inoltre – ha aggiunto – a differenza di prima, quando accettando il reddito si perdeva tutto, questo viene oggi graduato perchè sia un incentivo ad accettare l’offerta di lavoro. Ma su questo ci stiamo ragionando”.

Sul reddito è intervenuto anche Conte, con un post su facebook pubblicato subito dopo il via libera del Cdm alla manovra. “Sul Reddito di cittadinanza – scrive il leader del M5s – abbiamo fatto quello che avevamo detto: lo abbiamo rifinanziato e migliorato. Chi percepisce l’assegno viene incentivato ad accettare già la prima offerta di lavoro, se non lo fa il sostegno viene gradualmente decurtato. E questo è giusto perché in un momento così difficile del Paese una offerta di lavoro non si rifiuta”. Ma non solo. Perché nel suo post l’ex premier spiega anche quali le note dolenti, dal punto di vista dei 5 stelle, della manovra. “Ci spiace constatare (ma se pensiamo alle tradizionali strizzate d’occhio di alcuni partiti all’evasione) che non tutti tengono, come il M5S, a un vero piano anti-evasione: ripristinare il cashback, rivedendo la misura dopo la prima applicazione, sarebbe servito a continuare a orientare i consumatori verso i pagamenti digitali (la c.d. “spinta gentile”) e quindi a contrastare gli oltre 100 miliardi di evasione annui persi in Italia. Su questo il Governo avrebbe dovuto osare di più e non lasciarsi distrarre dai partiti che declamano di voler abbassare le tasse ma fanno finta di non capire che l’unico modo serio e sostenibile per ottenere questo risultato è che tutti paghino le tasse perché tutti paghino meno”. Quindi il leader dei 5 stelle attacca la destra: “Ma questa è una battaglia che il M5S porterà avanti con forza e determinazione. Ad altre forze politiche, alla destra e ai suoi nuovi compagni di viaggio – alla schiera che va da Meloni a Renzi, passando per Salvini – lasciamo l’onere di ‘coccolare’ gli evasori fiscali a tutto danno delle nostre scuole, dei servizi, degli ospedali. Noi siamo sul fronte opposto, questa è una battaglia che il M5S porterà avanti con forza e determinazione“.

Il leader dei 5 stelle chiarisce che “non è questo il governo politico dei nostri sogni, ma siamo rimasti in trincea per difendere quanto costruito in questi anni per famiglie, lavoratori e imprese”. Conte, in ogni caso, rivendica che “solo grazie alla nostra insistenza, il Superbonus 110% – misura ideata dal M5S – viene prorogato. Abbiamo abbattuto un altro muro, ottenendo una prima estensione della proroga alle abitazioni monofamiliari. Dobbiamo però allargare la platea delle famiglie e stiamo già lavorando per un ulteriore innalzamento del limite Isee che ci è stato originariamente proposto. Vedremo se il M5S in Parlamento resterà solo sulla difesa di uno strumento, il Superbonus, che vale 12 miliardi di Pil e 150mila posti di lavoro l’anno. Cosa faranno la destra e i partiti affini? Remeranno contro Pil, crescita e posti di lavoro? Remeranno contro gli italiani che vogliono ristrutturare casa? Li aspettiamo al varco”.

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