Un attentato a Damasco, in Siria, ha causato almeno 14 morti e diversi feriti. È successo il 20 ottobre: due bombe sono state fatte esplodere contro un bus che trasportava militari. A darne notizia è l’emittente televisiva di Stato Sana, che sottolinea come l’attacco, il più grave degli ultimi anni in città, non sia ancora stato rivendicato. Secondo le prime ricostruzioni, gli ordigni erano piazzati all’interno del veicolo carico di soldati e sono esplosi alle 6,45 del mattino mentre il mezzo stava transitando nella zona centrale di Jisr al-Rais, precisamente sul ponte Hafez al-Assad. L’impatto dello scoppio è stato molto forte anche perché avvenuto durante l’ora di punta per il traffico. Le due bombe non erano peraltro le uniche preparate dagli attentatori, visto che un terzo dispositivo inesploso è stato disinnescato dagli artificieri nelle ore successive all’accaduto. Ancora ignoti i responsabili, anche se quest’anno in diverse occasioni l’Isis ha colpito con modalità simili mezzi dell’esercito nella Siria orientale.

Il ministro dell’Interno siriano, Mohammad al-Rahmoun, ha dichiarato al canale al-Suriya che “l’attacco è arrivato dopo aver eliminato il terrorismo dalla maggior parte del territorio nazionale. Coloro che hanno pianificato questo atto codardo volevano colpire il maggior numero possibile di cittadini”, ha spiegato al-Rahmoun, aggiungendo che “continueremo a perseguire i terroristi che hanno commesso questo crimine efferato ovunque si trovino”. L’attentato è il più grave a Damasco da quando le forze governative hanno preso il controllo dei sobborghi in precedenza in mano ai ribelli. Ad oggi, infatti, le forze del presidente Bashar Assad controllano infatti la maggior parte della Siria grazie al decisivo sostegno ricevuto dagli alleati Russia e Iran. La guerra civile innescata nel marzo 2011 dalle contestazione contro il suo regime ha causato la morte di oltre 350mila persone, mentre la popolazione è tuttora per metà sfollata, con 5 milioni di abitanti rifugiati all’estero.

[Foto di archivio]

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