Da un lato l’accusa di “eccessivo protagonismo“, dall’altro la punzecchiatura sui voti persi. Volano scintille tra la Lega e Giovanni Toti dopo la débâcle di Savona, dove il candidato del centrodestra Angelo Schirru ha perso con ben 25 punti di distacco (62,2% a 37,7%) dal rivale Marco Russo. La città ligure torna così amministrata dal centrosinistra dopo il quinquennio di Ilaria Caprioglio, l’ex modella che nel 2016 la strappò a sorpresa al Pd. E a farne le spese (mediatiche) è il presidente della Regione, che più di tutti si è speso con volto e simbolo per la candidatura di Schirru, chirurgo che però durante la campagna non è mai riuscito a scaldare l’elettorato.

La rumorosa sconfitta solleva la polvere da sotto il tappeto: “Si vince e si perde tutti insieme. L’eccessivo protagonismo di Cambiamo! (la lista del governatore, ndr) mostrato per la prima volta alle elezioni comunali di Savona, ha portato a una gestione poco efficace della campagna elettorale”, dettano alle agenzie non meglio specificate “fonti della Lega”. Che chiudono: “Auspichiamo che Toti torni a fare il federatore per puntare ancora una volta alla vittoria nelle sfide che ci attendono nei prossimi mesi”.

Un attacco frontale che il capo della giunta non può lasciarsi scivolare addosso. “Direi che le liste civiche espressione del territorio, della pragmaticità e del governo della Liguria, hanno avuto una tenuta elettorale a Savona sostanzialmente non scontata, mentre altri partiti devono lavorare per trovare una sintonia con gli elettori e fanno fatica a trovarla”, replica a brutto muso. Ricordando che “Cambiamo! (in realtà il simbolo era “Toti per Savona”, ndr) è la prima lista (del centrodestra, ndr), la lista Schirru ha ottenuto un ottimo successo, altri partiti hanno perso voti“. Il riferimento è proprio alla Lega, scesa dai 3.421 voti con l’11,8% di cinque anni fa (quando ancora si chiamava Lega Nord) ai 2.444 e 10,3% di oggi.

Savona, però, non era l’unico comune ligure al voto in questo secondo turno. Anche se l’altro non è andato alle urne per il ballottaggio: si tratta di Rondanina, il paese più piccolo della regione (appena 76 elettori in provincia di Genova) dove il primo turno si era concluso con un singolare pareggio, un 22 a 22 tra Gaetanino Tufaro (Innovazione Progresso Rondanina) e Claudio Casazza (lista civica Rondanina per noi). L’impasse si è risolto con un aumento dell’affluenza: a votare stavolta sono andati in 49 “rondanelli” (così si chiamano gli abitanti), contro i 44 del 3 e 4 ottobre. Solo uno ha scelto Casazza, gli altri quattro si sono schierati per Tufaro, che con il 53,06% delle preferenze indosserà la fascia di primo cittadino.

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