Da oggi – primo ottobre – comincia a girare il tassametro delle nuove bollette che prevede l’aumento del 29,8% per la luce e il 14,4% per il gas. Una gragnuola di costi supplementari in abbattimento sul già più che precario equilibrio di sopravvivenza delle famiglie italiane. Ma che la dice lunga sulle logiche di governo delle società contemporanee; e che il governo italiano dei Migliori ha portato alle estreme conseguenze. Ma anche delle tattiche mimetiche, delle corse allo scaricabarile e dei “baci del lebbroso” con cui si cerca di depistare le responsabilità di piazzare per intero i costi crescenti di una crisi sistemica – conseguente all’ormai palese impossibilità di tenere in piedi il precario compromesso tra diseguaglianza e coesione sociale – addebitandoli alla parte più debole, quanto numericamente più consistente: il ceto medio, ormai privo di rappresentanza politica e ridotto ad armento da tosare.

Infatti il governo dei Migliori ha bene interiorizzato la lezione di quella teoria/pratica di controllo sociale per la tenuta a bada del popolo attraverso la ricostruzione mendace della realtà, fidando che la grancassa mediatica produca attendibilità. Dal tempo dei totalitarismi in cui si chiamava “propaganda”, oggi la si abbellisce rinominandola “comunicazione” (la scienza in cui eccelle Luca Morisi, l’inventore de “la Bestia” salviniana per la colonizzazione a scopo di potere degli immaginari collettivi). Arte imbonitoria che risale alla fine del Settecento, quando i padri fondatori di quella plutocrazia coloniale delle tredici colonie trasformate in Stati Uniti d’America impararono a occultare i loro privilegi dirottando l’attenzione dei propri concittadini e convincendoli a indirizzare il proprio risentimento altrove: verso i nativi, le giubbe rosse di re Giorgio, gli immigrati.

Che altro fa il nostro impareggiabile primo ministro Mario Draghi – il Migliore dei Migliori – quando con quella sua aria melliflua cerca di accalappiare Greta Thunberg e piazzarla in ostaggio sul suo carro? In un’indecorosa sceneggiata con cui si vorrebbe camuffare da green (operazione analoga a quella andata a buon fine con uno squinternato Beppe Grillo che lo certificò “grillino DOC”). Operazione meno riuscita al suo sodale Roberto Cingolani – il sedicente scienziato a capo di un ministero denominato ironicamente della transizione ecologica – cui difettano in maniera palese le doti camaleontiche; e che l’ansia di compiacere i potentati economici legati al vecchio modo di fare soldi basato sulle energie fossili rende la sua recita trafelata palesemente scoperta. E maldestra.

Per cui diventa grottesco quando dichiara che lui e i giovani ambientalisti la pensano allo stesso modo e che le apparenti differenze dipendono da tonalità linguistiche generazionali. E poi pretenderebbe di passare all’incasso dichiarando che gli aumenti delle bollette – che dovrebbero aprire gli occhi agli italiani e far capire da che parte sta la combriccola dei Migliori – con il carbon offset (l’amento della tassa che le aziende pagano per poter continuare a inquinare) “non c’entra un ca**zo” (testuale).

Scoperto pompierismo peloso, per prendere tempo e lasciare che il fatalismo di una pubblica opinione stremata faccia il suo corso calmando le acque. Appunto, “sopire e troncare”. Anche perché l’allineamento degli strumenti di informazione collabora alla grande nel rimuovere la realtà.

Fino a quando? Nei giorni scorsi ho ricevuto da un autorevole amico imprenditore, un sms che racconta tutt’altra verità: “le cronache di questi giorni parlano di un allarme prezzi dell’energia elettrica. I soliti furbetti fanno passare l’idea che la colpa sarebbe delle rinnovabili. Bufala colossale! La verità è che i prezzi del metano e della Co2 (commodity di secondo livello) sono alle stelle e sono quindi le centrali termoelettriche a causare l’impennata del prezzo dell’energia. Quanto dichiarato da Timmermans della Ue: se avessimo fatto il Green Deal cinque anni fa saremmo meno dipendenti dalle fonti fossili e dal gas naturale”.

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