La transizione ecologica, “se pur accettata e condivisa, rischia di porci di fronte a extra-costi che potrebbero incidere maggiormente sulle categorie più deboli. È questo il tema della transizione giusta, a cui anche la Commissione europea dedica specifica attenzione“. Esordisce così Stefano Besseghini, il presidente di Arera (l’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente) illustrando alla Camera la relazione annuale sullo stato dei servizi e sull’attività svolta nel 2020, pubblicata all’inizio di luglio, in cui si leggeva che i prezzi medi dell’energia elettrica (quelli per cui è prevista la stangata autunnale sulle bollette) in Italia sono “in deciso miglioramento rispetto agli altri Paesi dell’area euro, più bassi della media continentale”, mentre quelli più cari sono in Germania.

Considerazioni che “risultano oggi totalmente superate da una dinamica dei prezzi assolutamente straordinaria“, premette Besseghini: “dopo la profonda discesa che ha caratterizzato il 2020”, infatti, “l’attivarsi della ripresa economica con l’inizio del 2021 ma soprattutto l’evidenza della efficacia della campagna vaccinale hanno determinato una brusca accelerazione in tutti i costi delle materie prime, con variazioni che nel giro di pochi mesi li hanno proiettati decisamente verso massimi storici”. La “fattiva collaborazione tra Autorità e Governo”, sostiene però, ha permesso di “attivare e implementare strumenti volti a contenere l’impatto di queste variazioni per la generalità dei consumatori”, tra cui gli interventi sugli oneri generali di sistema, la cui eliminazione è stata disposta ieri dal Governo con decreto.

In questo senso Besseghini cita due precedenti: la “sterilizzazione delle quote fisse di potenza per le piccole imprese per un importo complessivo di 800 milioni di euro” nel secondo semestre 2021 e il “contenimento generalizzato della componente a sostegno delle rinnovabili (Asos) per un importo complessivo di 1,2 miliardi di euro”, in occasione delle variazione per il terzo trimestre. “È ben noto – spiega – che il progressivo sviluppo delle fonti rinnovabili e la loro crescente penetrazione nel settore elettrico richiedano rilevanti investimenti nelle infrastrutture necessarie ad integrare tali fonti nel sistema, con una forte attenzione all’estensione e automazione delle reti e ai sistemi di accumulo. A questi interventi hardware deve affiancarsi il progressivo adeguamento dei modelli di mercato, per coordinare al meglio l’attivazione delle risorse disponibili”.

L’azione dell’Autorità, chiarisce, “si è sviluppata e si svilupperà” proprio sul “duplice binario del supporto alla transizione e dell’attenzione alla tutela dei consumatori. Due binari, spiega, che sono “solo apparentemente separati”, perché “uno sviluppo efficiente degli strumenti per la transizione ecologica ha un effetto sui costi che i consumatori si troveranno a sostenere, e una efficace tutela dei consumatori permetterà di minimizzare le eventuali ricadute negative. La transizione – prosegue – porta con sé impegnativi piani di investimento e modernizzazione e la regolazione è chiamata ad accompagnarli, tramite livelli di remunerazione aderenti ai costi, stimolando efficienza ed efficacia a tutela degli interessi degli utenti finali del servizio”.

Sulle scorie degli impianti nucleari ormai da tempo dismessi Besseghini ricorda che “L’Italia non può più permettersi di accumulare ritardi. Il decommissioning e l’individuazione del sito per la realizzazione di un deposito nazionale di rifiuti radioattivi (finalmente avviatosi in questi mesi dopo anni di ritardi e titubanze) non possono aspettare. Perdere tempo significherebbe caricare le future generazioni di costi economici e ambientali inaccettabili”, ha sottolineato.

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