Ad Afragola due candidati al consiglio comunale delle liste di centrodestra sarebbero collegati al clan camorristico Moccia. Lo denuncia il candidato sindaco Pd-Cinque Stelle Antonio Iazzetta in una lettera consegnata al prefetto di Napoli Marco Valentini durante una visita alla Masseria Ferraioli, un bene confiscato alla camorra. Nella lettera Iazzetta indica i nomi – mai resi noti pubblicamente durante la campagna elettorale – e i relativi collegamenti, pur specificando che si tratta di persone formalmente incensurate. “Afragola è stata già sciolta due volte per il condizionamento della camorra e la mia lettera risponde all’appello del Prefetto di andare oltre le prescrizioni di legge e di attenersi anche all’etica nella scelta dei candidati”, spiega Iazzetta a ilfattoquotidiano.it. “L’eventuale elezione di queste persone potrebbe ricondurci a un nuovo scioglimento, è un rischio che non bisogna correre”.

Il documento è accompagnato da un dossier fotografico che riporta “comitati elettorali sfarzosi e irrispettosi delle norme elettorali, affissioni selvagge, uso improprio delle ‘vele’ pubblicitarie. Segnali di un clima teso, di prepotenze, che ho comunicato anche al senatore Sandro Ruotolo, con il quale sono in continuo contatto, e che ho comunicato più volte alla polizia municipale”. Iazzetta ha messo a disposizione un numero di telefono cellulare, 3516870282, al quale denunciare compravendite di voti ed altri eventuali episodi di inquinamento della campagna elettorale.

Afragola torna al voto dopo la rovinosa caduta dell’amministrazione guidata dal sindaco Claudio Grillo, eletto nel 2019 e mandato a casa a febbraio dalle dimissioni in contemporanea di 14 consiglieri comunali su 24. La sua maggioranza si reggeva su un patto tra Forza Italia, Lega ed esponenti di Campania Libera, la civica di Vincenzo De Luca confluita qui nel centrodestra. Un patto che è saltato tra le continue spaccature e richieste di rinegoziazione dei ruoli di potere. Un anno prima Grillo si era dimesso, stufo delle ripetute liti. “Chiedo scusa alla città, non ne potevo più”. Dimissioni poi ritirate. Ma è durato solo un altro anno.

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