Innanzitutto sul diritto/dovere di votare. Ogni voto conta: per poche migliaia di voti passa un Presidente degli Stati Uniti… Un consigliere comunale spesso viene eletto per pochissimi voti di differenza. Alle Amministrative possono votare tutti i residenti, anche stranieri di nazionalità dell’Unione Europea. Ma anche coloro i quali si sono trasferiti all’estero avendo come ultima residenza in Italia il comune in cui si vota.

Al primo turno si può dire che si vota soprattutto per il consiglio comunale, più che per il sindaco. Anche se raramente i consiglieri comunali hanno avuto negli ultimi anni molta evidenza mediatica, il voto per loro è molto importante per determinare i rapporti di forza all’interno della coalizione vincente. In sostanza – parlando delle città che vanno al voto il 3 e 4 ottobre – per determinare se è un po’ più centrista o un po’ più di sinistra e/o un po’ più ambientalista il centro-sinistra, e se è un po’ più centrista o destro il centro-destra. E in particolare, se conoscete e stimate qualcuno, per determinare se diventerà consigliere e magari in questo modo se più facilmente il sindaco lo promuoverà assessore. Si può votare, al primo turno, anche solo per il sindaco ma è una scelta poco intelligente, un voto monco.

Certo, il primo turno serve per eleggere eventualmente il sindaco (che, nei Comuni che superano i 15mila abitanti, deve prendere più del 50% dei voti) o per determinare chi parteciperà al ballottaggio. Ma i pochi lettori di queste mie righe pensino soprattutto a quello di cui i media si occupano meno: il Consiglio comunale, che condiziona comunque il sindaco. Informatevi e scegliete anche per il Consiglio. Si possono esprimere fino a due preferenze scrivendo il cognome del candidato: in tal caso una maschile, una femminile o viceversa.

Non è vero che i voti alla sola lista vanno al capolista. E non è vero che i voti alle liste minori disperdano di per sé il voto. Se sono liste minori che fanno parte di una coalizione, i loro voti si sommano alle liste collegate, alla peggio fanno da portatrici d’acqua alle alleate un po’ più forti. Sta all’elettore, e ai casi particolari delle città, decidere se puntare a far eleggere consiglieri che saranno con molte probabilità nella maggioranza o certamente all’opposizione. La coalizione del sindaco vincente conquista il 60% dei seggi, le perdenti si spartiscono il restante 40% dei seggi, purché – occhio – abbiano superato come coalizione o lista lo sbarramento del 3% dei voti delle liste.

Al primo turno quindi, non abbiate timore di favorire l’avversario, quello che considerate il sindaco e lo schieramento peggiore. Di quello vi occuperete al secondo turno. Scegliete consiglieri comunali che vi sembrano utili. Però che siano in una lista o coalizione che abbia almeno qualche buona probabilità di superare il 3%.

Tenete conto che il voto disgiunto (cioè a un sindaco diverso dalla lista e dai consiglieri prescelti) non serve per far eleggere in Consiglio comunale i candidati sindaci più deboli: è sulla base del voto alle liste e non sul voto ai sindaci che si verifica se passano o no il 3 per cento. In altre parole, nel caso si voglia rappresentare un gruppo più piccolo, nuovo, di minoranza, il voto che conta è quello alla lista, mentre votare solo il sindaco è inutile.

Sto seguendo in particolare il percorso di liste ecologiste che hanno fatto scelte diverse in città diverse, quella di stare in coalizione col Pd puntando quindi a essere in maggioranza oppure quella di stare in una traiettoria che li porterà, se tutto va bene, a essere una piccola ma incalzante opposizione. In ogni caso solo una partecipazione consapevole e informata alle elezioni, che vada oltre un distratto e superficiale voto “di qua o di là” potrà dare una mano alla transizione ecologica.

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