“Costruire una centrale nucleare in Lombardia? E che problema c’è?”. Matteo Salvini risponde all’allarme sulle bollette provocandone uno nucleare. Per fortuna un falso allarme, dovuto probabilmente alla difficoltà di avere un argomento da cavalcare una volta perduto il green pass. Perché in effetti qualche problemino c’è, oltre al fatto che gli italiani hanno già detto due volte “no al nucleare”: a 48 ore dall’uscita di Salvini non si è trovato, stranamente, un solo sindaco lombardo in quota Lega disposto a farsi avanti; meno che mai tra quelli che sono impegnati nella campagna elettorale per le amministrative che qualcosa dovevano pur dire.

L’uscita del leader leghista ai microfoni di Radio Anch’io (RadioUno) nasce da una domanda sensata: che fare se – come ha detto il ministro Cingolani – l’autunno riserva alle famiglie italiane rincari dell’energia elettrica attorno al 40%? Salvini risponde senza tanti giri di parole che il nucleare si può fare, anche in Lombardia. “Ci sono centrali nucleari nei pieni centri storici di tante città” spiega, ricordando “la presenza di centrali nucleari in tanti Paesi europei”. Quindi, ancora il numero uno del Carroccio: “Ha senso andare ancora avanti così, importando l’energia elettrica e pagando la bolletta più cara?”.

Sì, ma dove? “Anche in Lombardia. Nessun problema”. Le reazioni politiche degli altri partiti e dei movimenti ambientalisti sono scontate, più interessante è sondare la reale disponibilità di qualche sindaco della Lega. Così come il presidente Attilio Fontana e l’assessore ex Sindaco Letizia Moratti, anche il sindaco di Gallarate Andrea Cassani la prende alla larga. Al Corriere ha precisato che “non è nel mio programma elettorale”, ma al tempo stesso si è lanciato in distinguo e riflessioni per non apparire così disallineato al Salvini pensiero.

La notte però porta consiglio. L’indomani, raggiunto dal fattoquotidiano.it, dice chiaro e tondo che i gallaratesi possono stare tranquilli. “Premesso che non ci saranno centrali a Gallarate, Varese o in Lombardia… e non sarà certo il sottoscritto ad agire questa possibilità, credo che parlare ed essere informati sui progressi del nucleare faccia sempre bene. Sono i giornali a cavalcare strumentalmente il tema per dar contro a Salvini anziché fare, come dovrebbero, informazione tecnico scientifica. I cittadini sarebbero più informati e meno condizionati da voi”. Inutile fargli notare come sia stato Salvini a mettere il tema sul tavolo.

Proviamo a chiedere al sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi. “Le dico solo che siamo circondati, come lei sa bene, da centrali che partono dalla Francia e arrivano dalla Svizzera. Punto. Arrivederci”. Scusi, scusi sindaco: ma a Pavia farebbe una battaglia per il nucleare? “Le sue domande mi sembrano alquanto improprie! Arrivederci”. Si depenni anche Pavia.

In assenza di risposte (e sindaci candidati) resta da chiedersi perché Salvini abbia fatto quell’uscita, e perché proprio ora. Non sfuggono infatti altezza e orario di lancio del suo missile nucleare. Sono giorni difficili per Matteo Salvini. Ha passato mesi a contestare il green pass in ultimo ha dovuto cedere e convertirsi rimanendo senza cavallo di battaglia per distinguersi e catalizzare consenso tra la galassia degli indecisi e dei contrari alla vaccinazione. Il governo infatti è andato dritto per la sua strada, fino al decreto che introduce l’obbligatorietà della certificazione. Ma dentro la stessa Lega la posizione del leader che strizza l’occhio ai no-vax sembra aver saturato ogni spazio, tanto che sia il ministro Giorgetti che i governatori hanno lasciato Salvini da solo, col feticcio della battaglia persa in mano.

Dove trovare un tema altrettanto radioattivo? Basta parlare di centrali nucleari e in un lampo nascono polemiche, interviste, girandole di dichiarazioni. Insomma, quella visibilità smarrita cui Salvini è abituato torna in un attimo. Poi però ci sono i maggiorenti del partito e i sindaci alle prese con le amministrative. Ci sono i ministri e i sottosegretari che partecipano alle decisioni collegiali dell’esecutivo. Insomma, c’è tutta quell’area di governo della Lega che mal sopporta il Salvini di lotta. Che cavalca e abbandona battaglie di retroguardia che nascono perse.

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