La prospettiva è quella che vorremmo avere tutti. Uscire dalla pandemia di Covid – che ha ucciso oltre 4 milioni e mezzo di persone nel mondo e provocato danni sociali, psicologici ed economici ancora non calcolabili – il più presto possibile e vedere Sars Cov 2 o sparire all’improvviso come Sars, il primo coronavirus che spaventò il mondo nel 2002, oppure riuscire a ridurlo a un virus endemico, come è oggi l’influenza. Per Arnon Shahar, responsabile della task force anti-Covid del Maccabi Healthcare Services in Israele, sarà possibile trasformare l’epidemia in endemia quando verranno vaccinati “tutti, neonati compresi”.

Per questo in Israele, paese pioniere nell’immunizzazione che sta pur subendo una quarta ondata di contagi provocati dalla variante Delta, si ipotizza di somministrare la terza dose anche ai giovanissimi quando la loro protezione calerà a circa cinque mesi dalla seconda dose. “Questo vaccino è qualcosa di cui il mondo deve essere fiero. I piani vaccinali hanno salvato tantissime vite ed è questa la cosa più importante. Non posso accettare il concetto che non possiamo contenere le morti tra le persone più anziane” dice il medico al fattoquotidiano.it. Del resto spiega Shahar senza il booster Israele “sarebbe da un mese in lockdown“. Ma non solo la terza dose “dà anche una protezione dal contagio molto elevata”.

Sono già quasi 3 milioni le persone che hanno ricevuto la terza dose e Sharon Alroy-Preis, direttore della Sanità pubblica, ha spiegato che la maggioranza dei nuovi casi gravi si riferiscono a “persone non vaccinate”.

È vero che pensate a richiami semestrali di vaccino?
Non solo noi, tutto il mondo si fa questa domanda. Ci domandiamo se dovremo ripetere annualmente il vaccino, oppure ogni sei mesi o ogni nove mesi o fare un richiamo mix con l’antinfluenzale. Dipenderà tutto dalla varianti. Ovviamente, stiamo procedendo con la terza dose e stiamo guardando i numeri. Stiamo cercando di capire dove stiamo andando. L’ipotesi c’è, ma non lo sappiamo ancora. Un richiamo ci sarà comunque.

Molti scienziati ci ricordano che la misurazione degli anticorpi è un parametro grezzo e che si può essere protetti anche con un numero basso di anticorpi perché esistono le cellule della memoria che possono attivarsi e produrli in poco tempo.
Infatti la nostra decisione sulla terza dose non si basa su questo (la misurazione degli anticorpi, ndr), ma è solo un elemento. Abbiamo osservato infezioni in persone vaccinate con doppia anche se non nei ragazzi più giovani che hanno ricevuto la vaccinazione recentemente. Sappiamo che ci sono gli anticorpi neutralizzanti e la memoria cellulare. Sono diverse le componenti del sistema immunitario che incidono sull’immunizzazione di una persona. Per esempio per il morbillo si possono avere pochi anticorpi, ma essere comunque protetti.

Cosa vi ha spinto a iniziare quindi così presto a vaccinare la popolazione con la terza dose?
Abbiamo osservato la riduzione dell’immunità da cinque mesi dopo la seconda iniezione.

Un vostro studio ipotizza che i vaccinati abbiano 13 volte più rischio di contagiarsi con Delta rispetto ai “guariti”. Ci può spiegare meglio?
Come sappiamo la malattia dà una protezione forse anche più alta di quella del vaccino. Non è un caso che noi non somministriamo la doppia vaccinazione anche dopo una guarigione. Non è un errore farlo, ma non è raccomandato. I britannici lo fanno, per esempio. Questo comunque non significa pensare che è meglio prendersi la malattia per essere protetti. Come abbiamo visto anche giovani non vaccinati che si ammalano possono morire.

In diverse interviste lei ha ricordato che Israele condivide i dati raccolti con tutta la comunità scientifica. Ci sono anticipazioni da poter diffondere sugli ultimi studi?
Sento di aver dato un contributo alla campagna vaccinale italiana, sento un po’ di farne parte. Credo di aver rilasciato più di cento interviste e fatto tantissime audizioni. Per me è molto importante. Siamo stati i primi a iniziare ed è nostro dovere far capire. Qualche settimana fa abbiamo condiviso i dati tra prima e seconda dose sulla sicurezza anche in relazione ai casi di miocardite. Adesso avremo quelli sulla terza dose. Non è un caso che dopo aver ricevuto critiche per la nostra iniziativa sulla terza dose adesso molti paesi la stanno seguendo. Come gli Stati Uniti che hanno iniziato con gli immunodepressi e poi vaccineranno tutti.

In Israele la terza dose verrà somministrata anche ai più giovani?
Sì, dai 12 anni in poi. Quando sarà il momento però, considerato che sono stati vaccinati recentemente. Bisogna ricordare che noi stiamo subendo una quarta ondata abbastanza pesante. Senza il booster noi saremmo stati probabilmente in lockdown da un mese.

Quindi vaccinerete anche i bambini, gli under 12? In alcuni paesi come Germania e Gran Bretagna alcune istituzioni sanitarie indipendenti ritengono che la vaccinazione pediatrica non sia vantaggiosa
Quello che ci ha spinto in questa direzione è stato quando ci siamo chiesti perché stiamo subendo questa quarta ondata in considerazione di una percentuale molto alta di popolazione vaccinata. Con il terzo richiamo vediamo non solo la protezione dalla malattia grave e questa è la cosa più importante per i più fragili, ma che la terza dose dà una protezione dal contagio molto elevata.

Quindi con la terza dose arriva un effetto “sterilizzante” rispetto al contagio?
Questa è una cosa importante. Naturalmente stiamo aspettando di poter vaccinare i più piccoli. Quando avremo l’approvazione per gli under 12. Quando capiremo che è giusto e sicuro noi partiremo anche con loro.

E la vaccinazione dei bambini ancora più piccoli?
In Israele abbiamo vaccinati già quelli tra i 5 e i 12 anni con il parere della commissione straordinaria per motivi di salute: si tratta di immunodepressi o con malattie cardiopolmonari. Bambini che hanno un alto rischio se si ammalano, un rischio più alto di quello di vaccinarsi. I genitori li vogliono vaccinare perché hanno malattie che li espongono a un Covid molto grave o addirittura alla morte. Abbiamo fatto così anche per la fascia a rischio 12-15 anni prima di tutti gli altri nel mondo, sono gruppi molto speciali. Per loro il rischio maggiore arriva dalla malattia.

Spagna e Portogallo secondo i numeri del sito ourworldindata hanno altissime percentuali di vaccinazione: oltre il 75% della popolazione con doppia dose e oltre l’80% con almeno una guardando le curve di contagio appaiono in calo. Cosa ne pensa?
Non penso che arriveremo all’immunità di gregge senza la vaccinazione dei bimbi. Questa è la prima cosa, la seconda è che non sappiamo perché ci sono queste ondate. Non lo abbiamo ancora capito. Non sappiamo perché c’è questo su e giù. È il mistero di questa malattia.

Israele è stato paese pioniere nella campagna vaccinale ma come dice lei state subendo una pesante quarta ondata. Se lei potesse prendere decisioni straordinarie a cosa penserebbe?
Quando riusciremo a vaccinare tutti, smetteremo di controllare gli asintomatici e contarli e così trasformare questa pandemia in una endemia. Questo è quello che vedo nel prossimo futuro.

Quando parla di bimbi intende anche neonati?
Tutti.

E secondo lei le aziende che hanno sviluppato e prodotto il vaccino saranno in grado di sviluppare un composto sicuro nel giro di poco tempo?
Assolutamente sì. Hanno già dimostrato di essere all’altezza di questa sfida. Ovviamente ci sarà bisogno di tempo e i dati sulla sicurezza. Io ricordo che Sars (un altro coronavirus che si diffuse tra il 2002 e il 2003) è sparito all’improvviso e non sappiamo il perché. Non sono se riusciremo a trasformare questa pandemia in una endemia vaccinando solo la fascia 5-12 anni. Forse. Intanto alcuni neonati sono protetti dalle vaccinazioni delle madri e vogliamo capire per questi quanto dura la protezione anticorpale. Abbiamo ancora tante domande a cui rispondere.

Secondo un studio su Science pubblicato ormai oltre un anno le ondate della pandemia saranno costanti e la normalità potrebbe arrivare nel 2024. Qual è la sua opinione
Fin quando non capiremo perché ci sono queste ondate non potremo dirlo. Io quando siamo partiti con la campagna vaccinale a dicembre a chi mi chiedeva quando l’emergenza sarebbe finita rispondevo marzo. Ma abbiamo avuto la tranquillità solo per qualche mese. Per questo devo essere prudente.

C’è qualcosa che vuole aggiungere?
Questo vaccino è qualcosa di cui il mondo deve essere fiero. I piani vaccinali hanno salvato tantissime vite ed è questa la cosa più importante. Quando contiamo i contagi è importante, ma quando contiamo le vite salvate lo è molto di più. Soprattutto delle persone più anziane e fragili, che sono i nostri genitori o i nostri nonni. Siamo noi che dobbiamo proteggerli. Non posso accettare il concetto che non possiamo contenere le morti tra le persone più anziane.

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