Più di 220mila firme in 48 ore. E’ un vero e proprio record quello che sta fascendo registrare il referendum sulla cannabis, che già aveva raggiunto quota 100mila sottoscrizioni nella prima giornata in cui era possibile firmare online. “Stiamo facendo la storia. In 48 ore hanno firmato il Referendum Cannabis oltre 220.000 persone. È come se ci fosse una grande attesa per questa possibilità di discuterne, di cambiare, di legalizzare! È commovente”, dice Riccardo Magi, deputato e presidente di +Europa, che già in mattinata aveva pronosticato: “Oggi arriveremo a duecentomila firme in 48 ore, è un fatto politico”. Magi ha spiegato che a questo punto “è probabile che avremo nella prossima primavera la consultazione con i quesiti su giustizia, eutanasia e cannabis”.

Il boom di firme al referendum è chiaramente agevolato dalla possibilità di firmare online con l’identità digitale. Molto traffico web al sito della campagna – referendumcannabis.it – , ha ricordato Magi, arriva da Instagram, e dunque spesso da utenti giovani. La raccolta firme è stata rilanciata anche da Beppe Grillo, con un post su twitter in cui il garante dei 5 stelle scrive: “Al via il Referendum per depenalizzare la #Cannabis in Italia e aprire la strada alla legalizzazione. Servono 500mila firme entro il 30 settembre 2021. Firmate e fare firmare”. Così Beppe Grillo garante del Movimento 5Stelle su Twitter.

Il referendum si propone di depenalizzare la coltivazione della cannabis. E’ promosso dalle associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione ed è sostenuto da +Europa, Possibile, Sinistra Italiana, Radicali italiani. Entro il 30 settembre dovranno essere raccolte 500mila firme. “Quello della coltivazione, vendita e consumo di cannabis è una delle questioni sociali più importanti e discusse nel nostro Paese: attraversa infatti la giustizia e il tema del sovraffollamento delle carceri, la salute pubblica, la sicurezza, la possibilità di impresa, la ricerca scientifica, le libertà individuali ma, soprattutto, la lotta alle mafie”, dicono gli organizzatori. “In Italia – continuano – sono infatti 6 milioni i consumatori – alcuni dei quali sono pazienti che non hanno la possibilità di riceverla a scopo terapeutico, nonostante la regolare prescrizione – e allo stato attuale delle cose hanno due scelte: finanziare il mercato criminale nelle piazze di spaccio o coltivare cannabis a casa. Anche se questa pratica viene punita con fino a 6 anni di carcere. Il dibattito dunque non può più essere rimandato e deve essere affrontato con ogni strumento democratico, tanto più che molti paesi del mondo, come Canada, Germania o Israele, sono molto più avanti dell’Italia”.

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