Dopo essersi opposti alla liberalizzazione di brevetti e tecnologie per la produzione di vaccini contro il Covid, o non aver fatto nulla di concreto per favorirla, Mario Draghi e Angela Merkel piangono le loro lacrime di coccodrillo sulla situazione del programma vaccinale in Africa. Merkel è sempre stata contraria a qualsiasi tipo di “sgarro” alle case farmaceutiche, tra cui la tedesca BioNtech. Draghi, dopo aver inizialmente accolto con favore la proposta statunitense dello scorso maggio, si è rapidamente accodato alla linea di Berlino e Bruxelles. I due leader hanno aperto oggi la conferenza del G20 “Compact with Africa” che punta alla crescita e allo sviluppo sostenibile in 12 paesi africani (Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Ghana, Guinea, Marocco, Ruanda, Senegal, Togo e Tunisia) attraverso programmi di riforma e azioni di supporto.

“In molte economie avanzate la pandemia è sempre più sotto controllo, ma purtroppo non è così nei paesi più poveri del mondo. Ci sono state delle enormi disuguaglianze in termini di accesso ai vaccini. La ripresa globale è caratterizzata dalle stesse disparità. Dobbiamo fare di più – molto di più – per aiutare i paesi più bisognosi.”, ha esordito Draghi. “Nei paesi ad alto reddito quasi il 60% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, mentre in quelli a basso reddito tale cifra è solo pari all’1,4%”, ha affermato Mario Draghi in videocollegamento. “La distribuzione equa di vaccini sicuri ed accessibili viene sostenuta dai paesi del G20 attraverso iniziative quali la Covax Facility e l’unità operativa per l’acquisto di vaccini per l’Africa, denominata ‘Africa Vaccine Acquisition Task Team’ (Avatt). Ad oggi la Covax ha spedito in tutto il mondo quasi 210 milioni di vaccini (a fronte di un obiettivo di almeno un miliardo di dosi e di un fabbisogno di due miliardi circa di fiale, ndr). E’ inoltre prevista una distribuzione di 400 milioni di vaccini in tutta l’Africa da parte dell’Avatt”, ha aggiunto il presidente del Consiglio. La liberalizzazione dei brevetti non significa l’immediata disponibilità di vaccini aggiuntivi in Africa ma, secondo studi dettagliati, i tempi per convertire impianti industaiali in loco sono relativamente contenuti, nell’ordine di pochi mesi.

Mentre in Europa, Germania e Italia si discute di terza dose, nei paesi a basso reddito solo l’1,4% della popolazione ha ricevuto la prima iniezione. Come sottolineato più volte dall’Organizzazione mondiale della sanità un ritardo pericoloso per tutti perché facilita la nascita di nuove variante che poi si propagano ovunque. Da qui l’invito dell’Oms a dare priorità alla spedizione di fiale nei paesi a basso reddito, piuttosto che destinarle alle terze inoculazioni nei paesi ricchi. Ma non pare che sia alle viste nessuna decisione di questo tipo a Bruxelles, Roma o Berlino. Come ha scritto l’autorevole rivista medica The Lancet, Covax (il programma di aiuto per le vaccinazioni nei paesi più poveri) è nato come una bellissima idea ma si è trasformato nel peggiore degli incubi.

Su un piano più strettamente economico Draghi ha affermato che “E’ obiettivo del quadro comune del G20 facilitare la ristrutturazione del debito nei paesi con un livello eccessivo di indebitamento, in maniera esauriente e sostenibile. I paesi del Compact with Africa hanno rappresentato un faro di speranza in questi tempi bui. Durante la pandemia è aumentata la vostra resilienza agli shock avversi, grazie ai vostri investimenti nella trasformazione ecologica e digitale. La vostra esperienza ci insegna che le riforme coraggiose, trasformative ed inclusive danno risultati”. Il capo del governo ha continuato: “Il G20 ha inoltre introdotto un insieme di misure economiche per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare il rallentamento. Abbiamo sostenuto l’assegnazione da parte del Fondo monetario internazionale di nuovi Diritti Speciali di Prelievo per un totale di 650 miliardi di dollari, che servirà ad aumentare le riserve ed aiutare la ripresa globale. Di queste risorse, 33 miliardi di dollari verranno destinati a Paesi africani e stiamo lavorando per incrementare ulteriormente tale quota. Abbiamo accelerato il rifinanziamento di ‘Ida-20’, il fondo della Banca Mondiale per i paesi più poveri del mondo”.

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