Non si placano le polemiche per la nomina di Antonio De Pasquale al vertice dell’Archivio Centrale di Stato. L’Associazione torna a rispondere al ministro della Cultura Dario Franceschini dopo che questi ha di fatto blindato la nomina di De Pasquale – che nel novembre del 2020, da direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma acquisì il fondo archivistico personale di Pino Rauti e annunciò l’evento riproponendo il comunicato dai toni agiografici diffuso dalla famiglia senza alcuna contestualizzazione – “Non credo che questo episodio possa essere un elemento sufficiente per mettere in discussione una nomina fatta” ha scritto nei giorni scorsi il ministro, rispondendo alla lettera che il presidente dell’Associazione Paolo Bolognesi aveva indirizzato a Mario Draghi chiedendo di bloccare quella nomina: “De Pasquale – si leggeva nella missiva – ha mostrato o comunque avallato un atteggiamento di scarsa autonomia scientifica e di compiacenza nei confronti della famiglia Rauti e della parte politica sua e dei suoi eredi” che potrebbe avere ripercussioni sull’applicazione corretta delle direttive “Renzi”, “Prodi” e “Draghi” in materia delle carte sulle stragi.

“Notiamo con grande disappunto” si legge nel comunicato dell’Associazione, “che la lettera diffusa dal Ministro Dario Franceschini omette molte delle criticità sollevate in questi giorni dai familiari delle vittime delle stragi e da tecnici del settore”. E ribadisce che la nomina di De Pasquale è “inopportuna”: prima di tutto perché De Pasquale “ha sempre diretto biblioteche e mai un archivio“. Questo, scrive l’Associazione delle vittime della strage di Bologna, “ignorerebbe una legge del 2008 che impone di avere un funzionario archivista come direttore dell’archivio”. Il comunicato solleva dubbi anche in merito alle capacità di De Pasquale in fatto di digitalizzazione archivistica, ricordando che dei 500 milioni stanziati dal PNRR per i beni culturali, una parte servirà “per la creazione del sistema di conservazione di lungo termine dei documenti digitali degli archivi di Stato”. Questo, continua l’Associazione “prevede forti competenze ed esperienze specialistiche nel settore degli archivi digitali. Cosa ben diversa dai progetti di digitalizzazione delle biblioteche”.

La nomina di De Pasquale andrebbe revocata, si legge nel comunicato, anche per il fatto che il fondo Rauti rimane allestito “seguendo le indicazioni della famiglia”, la stessa che scrisse il comunicato celebrativo e che nel videomessaggio ancora disponibile su YouTube definì il padre un “organizzatore, pensatore, studioso, giornalista. Tanto attivo e creativo, quanto riflessivo e critico”, tacendo le sue responsabilità negli Anni di Piombo. L’archivio “rimane lì, consultabile senza strumenti di contesto adeguati”, scrive l’Associazione, “e con una nota biografica di Rauti sbrigativa e senza contesto nella sua parte relativa ad Ordine Nuovo, allo stragismo, all’eversione nera e alle inchieste successive”. Un pressappochismo che, continua il comunicato, rischia “di fornire agli utenti della Biblioteca uno strumento parziale e fuorviante sulla figura del militante neofascista e sugli anni della ‘strategia della tensione'”.

Come terzo punto dell’opposizione alla promozione di De Pasquale, l’Associazione ricorda la vicenda degli “scontrinisti” della Biblioteca Nazionale nel 2017: “Quell’anno 22 ‘volontari’ della Biblioteca Nazionale denunciarono che in realtà lavoravano con turni e compiti specifici ed erano pagati a rimborso spese attraverso la consegna di scontrini fino a 400 euro al mese”. Dopo averli allontanati dal lavoro con un SMS nel maggio dello stesso anno, “il direttore non solo non si impegnò per tutelare questi lavoratori, ma non si registra neppure una vera e propria presa di distanze nelle cronache del tempo”, scrive l’Associazione. E conclude: “Reiteriamo quindi la richiesta di bloccare una nomina molto contraddittoria, che per motivi tecnici, scientifici e morali non appare all’altezza del compito“.

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