Altro che icona del buonismo o sorta di trasfigurazione laica di Santa Teresa di Calcutta: Gino Strada, che ci ha lasciato improvvisamente, le ha sempre cantate come si deve alla nostra oscena classe politica e ha configurato, nella prassi quotidiana, un modello di sanità e di società antitetico a quella degli Angelucci & C. o, su scala più ampia, di Big Pharma e dei monopoli sui vaccini che fanno ogni giorno moltissime vittime.

Innanzitutto la sua strenua opposizione alla guerra, senza se e senza ma. In un Paese che figura tuttora tra i principali esportatori di armamenti e di morte e dove il ministro piddino
Guerini ha recentemente espresso senza alcun pudore l’esigenza di rilanciare l’industria e il commercio relativi, Gino Strada esportava le cure e la vita.

In Afghanistan, dove governi di centrodestra e centrosinistra si sono more solito servilmente accodati al loro padrone statunitense e dove abbiamo lasciato le vite di decine di militari, senza evitare l’inevitabile ennesimo fallimento imperialista cui stiamo assistendo in questi giorni.

In Yemen, dove i governi dell’Arabia Saudita, promotrice secondo Renzi di un nuovo Rinascimento, e degli Emirati Arabi Uniti conducono da anni una guerra d’aggressione e di sterminio avvalendosi anche di armamenti prodotti nel nostro Paese.

Nell’Africa abbandonata di cui interessano solo le ricche risorse minerarie e di altro genere, per il cui controllo si alimentano le guerre, si devasta il clima è si pervertono i modi di vita tradizionali preparando il terreno a migrazioni sempre più incontenibili e massicce.

Ovunque Gino Strada ed Emergency erano presenti per soccorrere i più deboli. Al tempo stesso si era concretamente impegnato per la riconversione dell’industria bellica, come nel caso della Valsella, le cui operaie, col sostegno di Strada, decisero di non essere più complici delle stragi e passarono dalla produzione di mine a quella di motori elettrici.

Gino Strada era il volto migliore e più presentabile dell’Italia. Faceva nel suo piccolo, colla sua organizzazione, Emergency, quello che Stati come Cuba fanno da tempo come espressione di un preciso indirizzo governativo, promuovere il diritto alla salute di tutti i popoli e di tutti gli individui come risposta a una vocazione autenticamente universalista e sinceramente solidale.
La stessa vocazione che gli faceva esprimere dure parole di condanna, nell’intervista rilasciata al manifesto il 15 maggio 2019, per i ministri che istigano ad avere come nemico chi sta peggio e ad alimentare la paura dell’altro. Un giochino che ha fatto, nel contesto dell’attuale crisi italiana, la fortuna di Salvini e della Meloni, e non solo la loro. E Strada denunciava senza mezzi termini la “nuova forma dì fascismo” in cui siamo già dentro.

Migliore sul serio, Gino Strada, in un Paese in cui giornalisti completamente assoggettati al potere hanno riservato questo aggettivo, pervertendo la lingua italiana, a un governo di cui fanno
parte Brunetta e la Gelmini, per non parlare del leghista Durigon e dei consiglieri negazionisti climatici come Stagnaro.

Gino Strada ha sempre rappresentato l’alternativa e la speranza di un nuovo mondo possibile. In un mondo che brucia o è sommerso da inondazioni o comunque soggetto a catastrofi determinate dall’incapacità di governi e multinazionali di cambiare il modello di sviluppo basato sull’energia fossile, il profitto, il consumismo e lo spreco. In un mondo segnato da guerre che mirano a perpetuare il dominio occidentale sul mondo mentre sullo sfondo permane la minaccia dell’apocalisse atomica, come recentemente ribadito dall’Associazione internazionale dei medici contro le guerre nucleari. In un mondo sempre più negativamente segnato da razzismo, odio e diseguaglianze. In un mondo del genere Gino Strada, e la sua rotta ostinata e contraria, costituiscono un esempio da seguire, specialmente per i giovani. Esempio già raccolto da chi, come la figlia Cecilia, si trova ora impegnata nel soccorso dei migranti abbandonati nel Mediterraneo o schiavizzati dalle milizie libiche.

Tutte cose che dovrebbero fare gli Stati ma che gli Stati non fanno più. Del resto, come ci ha rivelato la pandemia Covid, gli enti pubblici, anche quelli che si autoproclamano ridicolmente eccellenti, non sono a volte neanche in grado di garantire il diritto fondamentale della salute ai loro cittadini. Questo sistema che produce solo guerre e nel migliore dei casi grandi opere inutili va scardinato. La dimensione del pubblico va totalmente rifondata ispirandosi all’insegnamento e all’esempio di Gino Strada, sessantottino coerente, militante concreto ed efficace fino all’ultimo. Altro che faccia caritatevole del capitalismo.

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