È uscito il 9 agosto il nuovo rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), l’agenzia internazionale che studia il cambiamento climatico, il sesto di una serie che era cominciata oltre 30 anni fa, nel 1990. Bisognerà guardarlo con calma ma, a una prima occhiata, non sembra che la situazione sia cambiata rispetto ai rapporti precedenti. Sono trent’anni che gli scienziati continuano a dirci che la Terra si sta scaldando a causa delle attività umane e che se non facciamo qualcosa le cose andranno sempre peggio.

Sono trent’anni che si parla di come fermare il cambiamento, ma tutto quello che si fa sono grandi riunioni internazionali in cui migliaia di persone arrivano in aereo in qualche posto per discutere tutti insieme su come ridurre le emissioni. E le emissioni continuano ad aumentare. Allora, non sarebbe il caso di pensare a cambiare strategia e, invece di chiaccherare, provare a fare qualcosa di concreto? Su questo vi posso dare buone notizie. Può darsi che il problema del cambiamento climatico sia risolto! E nessuno se n’è ancora accorto, nemmeno l’Ipcc!

Ora vi spiego. Vi ricordate che qualche settimana fa avevo scritto un post dove parlavo dei recenti miglioramenti dell’efficienza dei pannelli fotovoltaici? Sono diventati più efficienti di qualsiasi fonte energetica, incluso il petrolio e il nucleare. Anche l’eolico sta andando sempre meglio. Questo si riflette sui prezzi dell’energia rinnovabile che sono più bassi di quelli di altre fonti. Non sono stato il solo ad accorgersene. L’ha notato anche Tony Seba che dirige un‘organizzazione che si chiama “RethinkX.” Seba è un pensatore originale che identifica le vere innovazioni, quelle che cambiano le cose. Per esempio, aveva visto già qualche anno fa la rivoluzione dei veicoli elettrici che si sta effettivamente verificando. E non lo vedrete mai dar credito alle idee balzane alla moda, tipo l’idrogeno.

Allora, Seba ha visto le innovazioni nelle tecnologie rinnovabili e ha fatto semplicemente due più due. Se una nuova tecnologia costa meno della vecchia, la deve per forza rimpiazzare. E questo avviene di solito in modo rapido e distruttivo, con la vecchia tecnologia che crolla rapidamente (questo è quello che io chiamo il “dirupo di Seneca”). È successo, per esempio, quando i cavalli furono rimpiazzati dalle automobili negli Stati Uniti. Dal 1920 al 1950, in circa 30 anni, la popolazione dei cavalli scese da 26 milioni a circa 3 milioni. Qualcosa di simile sta per succedere per i veicoli stradali a motore termico, rimpiazzati da veicoli elettrici.

La stessa cosa potrebbe succedere per i combustibili fossili, petrolio, gas, e carbone, che in qualche decennio potrebbero essere sostituiti dalla più conveniente e pulita elettricità rinnovabile. E questo potrebbe avvenire semplicemente per i normali meccanismi del mercato che favoriscono le tecnologie più efficienti e meno costose. Tony Seba fornisce i dettagli a questo link.

Forse Tony Seba è troppo ottimista? Può darsi, ma è anche vero che le rivoluzioni tecnologiche spesso avvengono in settori dove uno non se le sarebbe aspettate. Per esempio, ci aspettavamo automobili volanti e invece è arrivata una cosa che le rende inutili: l’internet. Per l’energia ci aspettavamo miracoli dall’energia nucleare, e invece è arrivata una cosa che la rende obsoleta: il pannello fotovoltaico.

Se Seba ha ragione, entro 2-3 decenni dovremmo poter essere in grado di liberarci dai combustibili fossili e allo stesso tempo azzerare le emissioni. E questo senza bisogno di nuove tasse, divieti, restrizioni e ulteriori maltrattamenti per il cittadino già ampiamente maltrattato. Attenzione, non è che non ci vorranno sacrifici: investire in qualcosa di nuovo richiede risorse che vanno trovate da qualche parte e che non sono più disponibili per altre cose. Ma una volta che il meccanismo è partito, non si ferma più.

Siamo salvi, allora? Forse sì, anche se è presto per gridare vittoria. Non è detto che l’ingresso dell’energia rinnovabile sia rapido a sufficienza per evitare i danni climatici che ci aspettano. Poi, il cambiamento è già in corso: azzerare le emissioni non vuol dire ritornare alle condizioni di prima, e questo è un grosso problema. Diciamo che ci potrebbe essere andata bene per il rotto della cuffia. Poi vedremo cosa ci racconteranno i rapporti Ipcc nei prossimi 30 anni.

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Il report sul clima spiegato dagli autori italiani: “Le nostre simulazioni sono solide e dettagliate, serve una grossa riduzione delle emissioni”

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