Matteo Salvini attacca in modo frontale la ministra dell’Interno, l’ex prefetto Luciana Lamorgese che lo ha sostituito al Viminale nel 2019. E minaccia, da un giorno all’altro, addirittura di lasciare il governo senza un cambio di passo sul “problema degli sbarchi”. Il riferimento è agli arrivi delle ultime settimane – 8.156 profughi approdati sulle coste italiane a luglio, secondo i dati di Mediterranea – e i numeri dell’hotspot di Lampedusa, vicino al collasso a quota 995 ospiti (a fronte di una capienza massima di 250) compresi gli ultimi 102 profughi subsahariani giunti lunedì mattina. “Ho scritto a Draghi e gli ho detto che entro agosto il problema va risolto. Se il ministro non è in grado di risolverlo ne prenda atto e ne tragga le conseguenze. Faccia qualcosa, blocchi questi arrivi. Sostenere il governo che accetti questi numeri di sbarchi sarebbe un problema per noi della Lega“, ha detto Salvini domenica sera, a margine della festa del partito a Milano Marittima. Per poi insistere il giorno dopo, prima di abbandonare la riviera romagnola: “Sono convinto che Draghi riuscirà a svegliare Lamorgese, sono ottimista: il premier è consapevole che non si può mantenere questo ritmo di sbarchi. Siamo ad agosto e siamo a 30mila, cosa aspettiamo, che siano 100mila? Sono convinto che arriverà un cambio di passo. E’ un problema di sicurezza. Serve segnale entro agosto”, ribadisce.

Un notevole cambio di toni, dopo settimane in cui Salvini ha sempre sottolineato il ruolo della Lega nell’esecutivo. Appena 24 ore prima, sempre sulla spiaggia romagnola, il segretario assicurava che il governo era al sicuro, che, semmai, a minacciarlo erano i Cinque stelle con le loro pretese sulla giustizia. Ora invece il tema “principe” della Lega, la lotta all’immigrazione clandestina, torna ad appesantire il clima all’interno della coalizione. “Noi al governo ci siamo e ci stiamo bene. Semmai è qualche ministro che è pagata per occuparsi della sicurezza nazionale che deve dimostrare di saperlo fare. Non è la Lega, ma semmai è lei che non si trova nel governo in cui si dovrebbe stare. Non è la Lega ma la Lamorgese, se non fa bene il suo lavoro a dovere decidere cosa fare”, ha ripetuto lunedì mattina il leader del Carroccio a SkyTg24.

E ancora nel pomeriggio, commentando i recenti salvataggi nel Mediterraneo delle navi Ocean Viking e Sea Watch: “Ci sono due (navi di, ndr) Ong straniere, la Ocean Viking e la Sea Watch 3, che si trovano in acque straniere e con a bordo circa 800 persone. Se dovesse arrivare l’ennesimo carico di clandestini in Italia, ci sarebbe qualcuno che evidentemente non sa fare il suo lavoro. Io il ministro l’ho fatto, e vado a processo per aver difeso il mio Paese”, scrive su Facebook in un nuovo attacco alla titolare del Viminale. Difesa però da una collega di governo, la ministra delle Pari opportunità Elena Bonetti (Italia viva): “La ministra Lamorgese è una donna di straordinaria capacità, una donna delle istituzioni, che ha governato il Paese in momenti difficilissimi mantenendo un equilibrio, un rigore che ha tutelato l’ordine pubblico in modo straordinario”, dice. Mentre per il deputato Pd Emanuele Fiano “Affrontare nel modo giusto il tema dell’immigrazione è esattamente ciò che stanno facendo il governo Draghi e la ministra Lamorgese in particolare, prima di tutto portando il tema all’attenzione dell’Europa con determinazione e autorevolezza, proprio quello che Salvini non è stato capace di fare da ministro”.

A dare indirettamente manforte a Salvini arriva però Annamaria Bernini, capogruppo al Senato di Forza Italia. “Forza Italia non ha mai strumentalizzato l’emergenza migranti e non mette sotto accusa nessuno”, scrive, “ma è un fatto che il dossier immigrazione sia uno dei punti deboli dell’azione del governo. È di queste ore l’allarme su centinaia di migranti alla deriva nel Mediterraneo a bordo di diverse imbarcazioni di fortuna, ed è un fatto che gli arrivi da Libia e Tunisia stanno continuando ininterrotti. Dovrebbe essere chiaro a tutti i partiti di maggioranza che l’Italia non può farsi carico da sola di una questione eminentemente europea, e che l’unico strumento per scongiurare le stragi in mare è bloccare le partenze“. E si lancia in un paragone ardito: “Leggo che l’Ue vuol aiutare la Lituania a costruire un muro per impedire lo sconfinamento di migranti dalla Bielorussia. Ecco, chiediamo che la stessa attenzione sia rivolta alla difesa dei confini del sud. Almeno questo, visto che la solidarietà resta un miraggio”.

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