di Francesca

Gentilissima Ministra Cartabia,

per dare attuazione alla richiesta dell’Europa di avere una giustizia più celere, Lei ha partorito una riforma che però si rivela un’interruzione legale di giustizia.

Mi spiego. Nel tentativo di ridurre i tempi per arrivare ad una sentenza che accerti la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato, Lei prevede che se il processo di appello dura più di due anni o quello di cassazione più di un anno, viene dichiarata l’interruzione legale del processo: finisce lì, senza una sentenza e senza alcun accertamento.

Sicura sicura di aver letto bene la domanda?

L’Europa chiedeva di arrivare quanto prima ad un accertamento in merito alla colpevolezza o all’innocenza dell’imputato e di velocizzare la giustizia civile. Con la sua riforma si arriva in gran parte dei casi a non accertare proprio nulla, negando giustizia sia alle vittime dei reati, che non vedranno mai i colpevoli puniti, sia agli imputati innocenti che non potranno vedere accertata la loro innocenza.

Ora si metta per un attimo nei panni del delinquente. Quale delinquente dotato di un minimo di raziocinio, sapendo che la Corte di Appello che dovrà giudicarlo non riuscirà a emettere sentenza prima di due anni, vorrà patteggiare? Ovviamente solo i delinquenti stolti e mal consigliati (percentualmente pochissimi). Così anche quelli che prima avrebbero patteggiato saranno invogliati a tirarla per le lunghe per acciuffare l’improcedibilità, aumenteranno i processi da celebrare, si allungheranno i tempi e si ghigliottineranno sempre più processi. Vedendo un tale risultato, anche quelli che ora non commettono reati per paura della pena saranno invogliati a delinquere.

E le vittime? Come pensa che la prenderanno tutte le migliaia di cittadini, vittime dei più svariati reati, quando scopriranno che allo scoccare del secondo anno di processo in appello finirà tutto in un nulla di fatto? A questi tapini non resterà altro che farsene una ragione ed accontentarsi di chiedere un risarcimento dei danni dinanzi al Giudice civile, ignari del fatto che stanno per entrare in un altro girone infernale. Infatti, i pochi giudici civili, che già faticano a portare a termine i processi che hanno, dovranno caricarsi di tutte le cause di risarcimento che proporranno le vittime “improcedibilitate”, per cui si allungheranno a dismisura i tempi già lunghi della giustizia civile.

E, secondo Lei, durante tutto questo tempo il delinquente che l’ha fatta franca in sede penale tiene i suoi beni “al sole” in attesa che il Giudice civile arrivi a condannarlo al risarcimento? Quando, dopo anni e anni, le vittime suddette riusciranno ad ottenere una sentenza definitiva, che condanna il responsabile al pagamento del risarcimento, il suddetto delinquente (che è sì “improcedibilitato”, ma non fesso) risulterà nullatenente e alle vittime non resterà altra soddisfazione che incorniciarsi la sentenza.

La Sua riforma, quindi, non solo nega giustizia in sede penale ma aumenta anche il numero dei processi civili, rallentando così anche la giustizia civile: l’esatto contrario di quello che ci chiedeva l’Europa.

Certo, per velocizzare potrebbe applicare la tagliola dell’improcedibilità anche alla giustizia civile: perché no? Anche in sede civile, il processo che dura più di due anni in appello: zac! Eliminato. Se lo immagina un processo di separazione in appello? Allo scadere del secondo anno: stop! Fine. Tornatevene a casa, coniugati e “improcedibilitati” per il resto dei vostri giorni. Così diminuirebbero anche le separazioni. Non è splendido? E se poi i suddetti coniugi volessero incaponirsi a litigare, magari con una bella scazzottata, nessun problema: denuncia, processo penale e via, si riparte…

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