Qualcuno dubita sui meriti. La scelta di Paola Egonu, che insieme ad altri atleti sarà la portabandiera del comitato olimpico internazionale alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Tokyo, ha fatto storcere il naso a qualcuno. Uno su tutti, ad esempio, è Mario Adinolfi che sintetizza il pensiero di certi critici, tra omofobia e razzismo: “Paola Egonu diventa portabandiera olimpica perché incarna un cliché e non per meriti sportivi, ci sono almeno 30 atleti nella delegazione italiana con un curriculum più valido della Egonu, ma con la colpa di essere bianchi o eterosessuali. Egonu è un triste inno al conformismo”, ha scritto su Twitter. Già, quali meriti avrai mai, Paola Egonu? Il record di punti in una sola partita (47), una schiacciata e una battuta che arrivano a 100 km/h, un mondiale per club, due Champions League, un campionato , 7 coppe e una medaglia d’argento ai mondiali. Giusto per cominciare.

Per quanto giovane (compirà 23 anni a dicembre), la pallavolista può fregiarsi di aver un curriculum e un palmares da star internazionale. Nata il 18 dicembre 1998 a Cittadella (Padova) da genitori nigeriani, cresciuta a Galliera Veneta, ha cominciato a giocare a pallavolo dodicenne e nel giro di pochissimi anni era già nel giro delle nazionali giovanili. A neanche 15 anni Marco Mencarelli, allenatore del Club Italia, la squadra della Federazione italiana pallavolo che coltiva i talenti facendoli militare nei massimi campionati, nota la sua altezza e le sue qualità nel salto e punta su di lei. Su Youtube si trova ancora un video del 2013 in cui l’assistente allenatore Marco Paglialunga insegna a una giovane e timida Egonu come tenere le braccia in fase di muro. Passano tre anni ed Egonu, non ancora diciottenne, è tra le dodici atlete convocate da Marco Bonitta alle Olimpiadi di Rio 2016. Al netto di una prestazione deludente della nazionale, arrivata al nono posto, lei non sfigura.

La sua consacrazione arriva a vent’anni, quando vince la medaglia d’argento ai mondiali di volley, ricevendo il premio di miglior attaccante del torneo. I riflettori cominciano a essere puntati su di lei, non sempre per le sue capacità. Ad esempio, mentre la competizione è ancora in corso, sui quotidiani escono pubblicità dell’acqua Uliveto dedicate alla nazionale femminile: le immagini delle bottiglie vanno a coprire proprio le foto di Egonu e di Miriam Sylla, le due atlete con origini africane. Anche qui, la 22enne di Cittadella si è presa una rivincita e quest’anno è diventata testimonial del marchio insieme a stelle come Alessandro Del Piero, Yuri Chechi, Filippo Magnini e Fiona May. L’unica atleta ancora in attività tra quelle scelte. Non solo. Egonu è anche testimonial di Armani, di marchi di shampoo e fondotinta, e ha prestato la sua voce a un personaggio del film Soul della Disney.

Dopo la sconfitta alla finale dei mondiali, ha fatto scalpore la calma e la naturalezza con cui, in un’intervista al Corriere della Sera, ha parlato della sua vita sentimentale: “È stata la mia fidanzata a farmi capire che le sconfitte fanno male, ma sono lezioni che vanno imparate”. Nulla di strano per una millennial che rifiuta le etichette: “Ho ammesso di amare una donna (e lo ridirei, non mi sono mai pentita) e tutti a dire: ‘Ecco, la Egonu è lesbica’. No, non funziona così. Mi ero innamorata di una collega, ma non significa che non potrei innamorarmi di un ragazzo, o di un’altra donna”, ha detto a maggio, sempre al Corriere. Alla fin fine, però, dichiara che “quello che deve interessare è se gioco bene a volley, non con chi dormo”. Insomma, basterebbe questo per chiudere alcune polemiche con persone come Adinolfi.

Soltanto fama, marketing e “conformismo”? Assolutamente no. Tra riflettori, spot e interviste, la carriera di Egonu macina trofei e medaglie. Nel 2019 trascina l’Igor Novara a vincere la Champions League contro l’Imoco Conegliano a Berlino e porta a casa anche il premio come “most valuable player” (Mvp, insomma miglior giocatrice). L’anno successivo passa però alle rivali venete, un club molto forte e ambizioso. Nella breve stagione segnata dal covid si aggiudica la Supercoppa Italia contro le ex compagne del Novara (Mvp con 26 punti), il Mondiale per club nel dicembre 2019 (anche qui Mvp) e all’inizio del 2020 la Coppa Italia. Tre trofei in pochi mesi.

Nella stagione 2020-21, con le compagne (tra cui le azzurre Miriam Sylla, Raphaela Folie, Monica De Gennaro e Sarah Fahr), riprende il suo percorso: Supercoppa italiana, Coppa Italia, campionato e Champions League, in una rocambolesca finale che vede le venete perdere per due set a uno contro il Vakifbank, per poi recuperare e vincere al tie-break con 40 punti totali di Egonu (Mvp delle Superfinals, come nella finale scudetto e in quella di coppa Italia, quasi inutile dirlo se non fosse per Adinolfi e soci). Da Istanbul, dove le squadre di pallavolo hanno ricchi ingaggi da offrire, arriva una super-offerta per la stella azzurra, ma Egonu rifiuta e decide di rimanere a Conegliano.

Insomma, si tratta soltanto della pallavolista più forte al mondo, o comunque se la gioca con poche altre atlete, tra cui la micidiale mancina Tijana Boskovic, opposto della Serbia che ha sconfitto l’Italia in finale nel 2018: “Insieme a Tijana, Egonu è il miglior opposto al mondo – ha detto di recente l’allenatore Zoran Terzic al sito serbo mozzartsport.com – Quando Egonu gioca al suo livello più alto, è più potente di Tijana. Poi colpisce ogni palla sopra il muro ed è difficile da fermare. Ma non sarà mai una giocatrice come Tijana Boskovic, perché non ha tutto. Ha fisico, psicologia più o meno, ma alcune cose non le ha e non le permettono di essere sempre allo stesso livello ogni volta”. E questa sarà una delle sfide che Egonu dovrà affrontare in queste Olimpiadi.

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