di Sara Gandini e Luciana Apicella

“Chiudiamo oggi per riabbracciarci domani” ci dissero un anno fa, a inizio pandemia. E invece – tra risalite dei contagi, varianti impazzite, minacce di nuove chiusure, Paesi che ripristinano il coprifuoco, allarmi per focolai scoppiati nelle località di vacanza e previsioni fosche sul futuro – sembra che all’orizzonte ci sia una pandemia che non finirà mai.

Non va bene, non possono uccidere il nostro futuro. Non possono continuare a terrorizzare, a drammatizzare. Perché un buon medico – è noto – sa usare le giuste parole.

Un magnifico libro di Fabrizio Benedetti, dal titolo La speranza è un farmaco, spiega che le parole possono vincere la malattia. Benedetti, professore di Fisiologia e Neuroscienze alla Facoltà di Medicina dell’Università di Torino, non certo un guru new age, non ha dubbi: le parole empatiche, di conforto, di fiducia, di motivazione, sono potenti frecce che colpiscono precisi bersagli nel cervello.

Per questo pensiamo sia importante guardare ai dati della di letalità.

In una pubblicazione presente sul sito dell’Oms, che riassume 82 studi, si stima che la letalità sia in media 0,23% che aumenta allo 0,57% nei luoghi più colpiti (1,2,3), con differenze rilevanti per fasce d’età e fragilità (4).

Insomma, se io vado dal medico e mi sento dire che il disturbo da me denunciato ha una percentuale tra lo 0,3 e lo 0,6 di essermi fatale io mi sentirò tranquillizzato.

Ma sia chiaro: non vogliamo minimizzare.

Sappiamo che la stima dell’infection fatality rate (IFR) aumenta all’1,4% all’età di 65 anni, al 4,6% all’età di 75 anni e al 15% all’età di 85 anni. Per gli adulti di mezza età il tasso di mortalità dell’infezione è stato stimato di due ordini di grandezza superiore al rischio annualizzato di avere un incidente automobilistico mortale (4). Bisogna ricordare che l’Oms indica che gli incidenti stradali sono la seconda causa di morte per i ragazzi di 20-24 anni. Tuttavia nessuno vieta di andare in auto (5).

Parlare di numeri è importante per avere uno sguardo ampio ma è fondamentale anche ascoltare il nostro corpo. Molti hanno sperimentato, in questo orizzonte di presente schiacciato su se stesso, la mancanza di respiro, fisica e simbolica: ansia, insonnia, depressione latente, abuso di alcol o fumo, chili di troppo sono l’eredità – minacciosa per la salute – che ci hanno marchiato addosso questi mesi.

Non è quindi facile in questo momento guardare al presente, e al futuro, osando farlo da una prospettiva differente. Per questo insistiamo a ricordare che la ripresa dei contagi che vediamo in Europa non corrisponde a una relativa crescita di ospedalizzazioni e morti. Anche sulla pagina Facebook Goccia a Goccia lo statistico Maurizio Rainisio ha analizzato i dati dell’Inghilterra mostrando che se da un lato il numero di infetti è in aumento, dall’altro l’aumento sta rallentando. Anche decessi e ospedalizzazioni stanno aumentando, ma meno velocemente delle infezioni (6). Forse la variante divenuta predominante in Gran Bretagna è più infettiva ma meno letale e probabilmente i vaccini hanno messo in sicurezza una buona fetta di soggetti per i quali l’incontro con il virus potrebbe avere un decorso infausto: questo significa che probabilmente non andremo incontro alla più reale delle emergenze, ossia quella del collasso delle strutture ospedaliere, in virtù della quale (vale ricordarlo) si protrae lo stato di emergenza.

Ci sono quindi buoni segnali che la Covid-19 assomiglierà presto all’influenza, che in Italia provoca tra i 15 e i 25mila decessi (67, sovrapponendo la propria curva di decessi a quella delle influenze stagionali che nel frattempo paiono essere scomparse (8). Non accettare questo significa porsi in una dimensione estremamente pericolosa, la rinuncia alla vita all’inseguimento di un’immortalità che, ahimè, non è esperienza umana.

Possiamo cominciare a dire che Sars-cov-2 sta, finalmente, diventando endemico? Che grazie allo sforzo inimmaginabile messo in atto dalla scienza oggi abbiamo più strumenti per fronteggiare il virus?

Noi pensiamo sia ora, e che cominciare a dirlo sia già una cura.

Riferimenti:

1. https://www.panoramasanita.it/2020/10/05/covid-19-malattia-della-disuguaglianza/
2. https://www.who.int/bulletin/online_first/BLT.20.265892.pdf
3. https://www.who.int/news-room/commentaries/detail/estimating-mortality-from-covid-19
4. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33289900/
5. https://www.epicentro.iss.it/stradale/epidemiologia
6. Boris ha accelerato ma la macchina ha frenato? Ecco cosa dicono le analisi statistiche dei dati in UK. Post del 2 luglio sulla pagina Facebook: Goccia a goccia… a scavar pietre e nutrire arcobaleni.
7. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31401203/
8. http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=91683

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Vaccino agli under 15, no dell’Inghilterra. “Sono a basso rischio di malattia, protetti meglio dall’immunità generata dall’infezione”

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