Gli ex parlamentari adesso chiamano in causa anche il presidente della Repubblica sui ricorsi contro il ricalcolo retroattivo di vitalizi e assegni di reversibilità. A Sergio Mattarella è stata recapitata una lettera dell’Associazione degli ex Parlamentari, presieduta da Antonello Falomi, nella quale si denunciano “comportamenti, gravemente lesivi di regolamenti parlamentari posti a tutela del buon andamento della Camera dei deputati e del diritto alla giustizia, compiuti allo scopo di colpire moralmente e materialmente gli ex parlamentari”.

L’accusa muove dal fatto che il Consiglio di giurisdizione della Camera non ha ancora pronunciato la sentenza di primo grado a due anni e mezzo dal deposito di circa 1.400 ricorsi contro il ricalcolo retroattivo con metodo contributivo dei vitalizi e degli assegni di reversibilità. Falomi rivolge un appello a Mattarella affinché, nei limiti che la Costituzione assegna alle sue funzioni nell’ambito dello Stato, “richiami ciascuno al rispetto delle regole” e intervenga perché sia riconosciuta la “dignità” e la “rispettabilità” di chi “è stato eletto e ha rappresentato la nazione nelle legislature passate”.

In particolare, gli ex parlamentari se la prendono per la “campagna di denigrazione e di insulti di cui sono oggetto da anni” e per l’attesa riguardo il “contenzioso relativo al ricalcolo retroattivo dei loro vitalizi”, in vigore dall’1 gennaio 2019, che occupa da oltre due anni e mezzo, senza esito, gli organi di autodichia di Camera e Senato, dove però si è giunti in appello davanti alla Commissione contenziosa. “A due anni e mezzo dal deposito di circa 1.400 ricorsi contro il ricalcolo retroattivo con metodo sedicente contributivo dei vitalizi e degli assegni di reversibilità, il Consiglio di giurisdizione della Camera dei deputati, a differenza della Commissione contenziosa del Senato, non ha ancora pronunciato la sentenza di primo grado”, si legge nel documento inviato al Quirinale.

Nonostante, insiste l’Associazione degli ex Parlamentari, il termine regolamentare di 20 giorni dalla conclusione delle udienze di trattazione dei ricorsi “sia stato superato di oltre 15 mesi”. Nel mirino degli ex parlamentari finisce anche la “leggerezza” con cui la Presidenza della Camera si sia prodigata per contenere al minimo ogni forma di mitigazione con l’argomento che non vi sarebbe “alcun pericolo di danno grave e irreparabile”. Qual è il giudizio sulle motivazioni della Presidenza della Camera? Si tratta di una “tesi vendicativa”.

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