“È bene che il Vaticano non diventi un alibi per non prendere delle decisioni. La responsabilità è dei partiti che in 37 anni non sono mai riusciti a discutere del tema dell’eutanasia legale”. A dirlo è Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni che questa mattina a Milano ha partecipato alla presentazione del Referendum per l’Eutanasia Legale (ecco perché ilfattoquotidiano.it ha deciso di sostenere la campagna) La sfida è quella di raccogliere 500mila firme entro il 30 di settembre per chiedere una parziale abrogazione dell’art. 579 del codice penale che impedisce la realizzazione di ciò che comunemente si intende per “eutanasia attiva”. Se fosse approvato, si passerebbe dal modello “indisponibilità della vita, sancito dal codice penale del fascismo nel 1930, al principio della “disponibilità della vita” e dell’autodeterminazione individuale, già introdotto dalla Costituzione, ma che deve essere tradotto in pratica anche per persone che non siano dipendenti da trattamenti di sostegno vitale per i quali è invece intervenuta la Corte Costituzionale con la sentenza “Cappato – Antoniani”. “I tribunali ci hanno dato ragione ogni volta che siamo riusciti a interpellarli – conclude Cappato – il problema è che ci possono volere molti anni e molti soldi. E i malati terminali non hanno possibilità di aspettare o di spendere, ma vogliono esercitare il proprio diritto. Per questo non bastano più i tribunali, ma ci vuole la legge. E se non c’è la legge fatta dal Parlamento, c’è quella che possono fare i cittadini con il referendum”

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