Mi sembra strano, lo ammetto. Il prossimo anno, per la prima volta da quasi due lustri, non varcheremo più i cancelli della scuola elementare; anche Giovanni ha finito il ciclo della primaria e si affaccia ad una nuova esperienza, quella delle scuole medie.

Fin da qualche settimana prima che suonasse l’ultima campanella, quando sentivamo che ormai la chiusura di quei cinque anni così belli era alle porte, lui, noi, abbiamo scoperto anche le sue maestre, i suoi compagni e relativi genitori cominciavamo a sentire una certa tristezza che, ad esempio, non avevamo percepito o quasi quando lasciare le elementari toccò a Marco.

A fare la differenza, nel caso di Giovanni, era il gruppo. Lui, ma ancora una volta tutti noi, siamo stati davvero fortunati e ci siamo trovati ad essere parte di un gruppo vero; uno di quelli dove ci si aiuta, ci si supporta, si va tutti nella stessa direzione, si mettono da parte gli interessi del singolo per privilegiare quelli di tutti e, tutti assieme, si arriva in porto.

La classe di Giovanni, per cinque anni, è stata una classe senza stereotipi, una classe dove i bambini giocano con le bambine, dove non si fanno gli “inviti maschi” e gli “inviti femmine”; dove ci si incontra tutti assieme, mamme, papà, figli e maestre (magari a loro volta con figli, mariti e compagni) semplicemente perché farlo è bello.

Per caso, nei giorni in cui Giovanni finiva la quinta, mi sono trovato a leggere un libro che proprio di questo parla, si intitola Viola e il Blu (Matteo Bussola, Salani Editore). Viola è una bambina che, nel racconto, ha più o meno la stessa età di Giovanni; una bambina che ama il blu, a cui piace giocare coi bambini e a cui piace se i suoi amici maschi o il suo papà si commuovono perché, semplicemente, tutto questo è normale.

Viola e il blu è un libro leggero ed intelligente perché con semplicissimi esempi mette davanti agli occhi del lettore la stupidità degli stereotipi e di come questi influenzino il modo di agire o pensare delle persone e, in ultimo, la loro felicità.

Il blu è dei maschi, ma in realtà un tempo era delle femmine. Il rosa è delle femmine, ma in realtà un tempo era dei maschi. Semplicemente, il blu, il rosa, il giallo, il verde e ogni altro colore sono e devono essere sempre di tutti e per tutti.

“Ci vorrebbe un Giovanni in ogni classe, è un abilissimo paciere e mediatore”, ci ha detto l’ultimo giorno di scuola la maestra di nostro figlio. “Ci vorrebbe un Viola e il blu in ogni casa” dico io. Ci aiuterebbe a ricordare quanto sono belli i colori.

Articolo Precedente

Addio agli ‘Angeli’ di Victoria’s Secret: il noto marchio riuscirà a essere più inclusivo e al passo coi tempi?

next
Articolo Successivo

Coronavirus, forse siamo vicini alla normalità: un problema in meno. Ma poi ce ne restano mille

next