Tre mesi e mezzo dopo la scomparsa della ginecologa Sara Pedri, 31 anni, l’Azienda sanitaria di Trento ha deciso di aprire un’indagine interna per verificare le condizioni di lavoro e le modalità di gestione del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento che adesso troppi testimoni dipingono a tinte fosche. Proprio il malessere maturato nell’ospedale avrebbe indotto il medico forlivese prima a dimettersi dall’incarico e il giorno dopo a svanire nel nulla. Ma ci sono volute trasmissioni televisive (a cominciare da Chi l’ha visto?) e articoli sui media nazionali per indurre le autorità sanitarie ad avviare l’inchiesta, anche se la situazione era stata sollevata due anni fa da un’interrogazione in consiglio provinciale da Filippo Degasperi, ex M5s ora esponente di Onda Civica.

La commissione interna comincerà ascoltando i colleghi della ginecologa, mentre il primario del reparto si trova attualmente in ferie. Ha chiesto di usufruire di un periodo di riposo non goduto, quindi non si tratta di un provvedimento disciplinare, anche se la sua assenza contribuirà a rendere più agevole il lavoro dell’organismo istituito dal direttore generale. “La commissione ritiene opportuno effettuare, entro le prossime due settimane, un’audizione di tutto il personale dell’unità operativa; sono già partiti i primi inviti a colloquio ai quali ne seguiranno altri nei giorni successivi”, fa sapere l’azienda sanitaria in una nota. Inoltre è stato spiegato che il primario Saverio Tateo è attualmente “a riposo”, una decisione “concordata con il direttore dell’unità operativa di ginecologia”. È stato assicurato che la commissione “procederà con speditezza e massima trasparenza”.

I lavori prenderanno spunto dalle dichiarazioni di Emanuela Pedri, sorella di Sara, e di alcune colleghe di lavoro della ginecologa. Una di loro ha detto “che in sala operatoria c’erano ferri chirurgici che volavano addosso alle persone. Ti fanno sentire una nullità”. Emanuela ha spiegato: “Sara si sentiva insicura e usava sempre l’espressione: ‘Mi sento terrorizzata‘”. Anche l’Ordine dei medici affiancherà i commissari interni. I sanitari si sentono sotto tiro da parte dell’opinione pubblica, ma esprimono il desiderio di capire se la scomparsa della dottoressa sia effettivamente legata al clima interno al reparto. Il presidente dell’Ordine degli infermieri di Trento, Daniel Pedrotti, e la presidente dell’Ordine della professione di ostetrica, Serena Migno, hanno manifestato una forte preoccupazione. “Gli Ordini non si sono espressi finora per rispetto delle indagini in corso da parte dell’azienda sanitaria e della Procura. Ad oggi, rammaricati dalla moltitudine di gravi considerazioni contenute in articoli, pubblicazioni sui social e dibattiti televisivi, ritengono importante e urgente che tutte le parti coinvolte avvertano vicinanza e sostegno atti alla tutela e promozione della deontologia professionale”. Allo stesso tempo affermano la necessità di “tutelare la professionalità, l’impegno e la passione di infermieri, ostetriche e degli altri professionisti sanitari che quotidianamente assistono le donne e i neonati garantendo elevati standard di qualità delle cure”.

“E’ triste doverlo ammettere, ma a Trento non si muove mai nulla, se non quando i casi escono dall’ambito locale”. E’ severo il giudizio che esprime il consigliere provinciale Filippo Degasperi. “Con una interrogazione avevo riferito fin dal 2019 del malessere che secondo alcuni medici era riscontrabile in quel reparto e chiedevo che l’assessore confermasse il numero sospetto di richieste di trasferimento. Se qualcuno si fosse mosso allora, non saremmo qui a fare le ricerche con i gommoni sulle acque dei fiumi o dei laghi”. Il sospetto è, infatti, che Sara Pedri si sia tolta la vita. Depasperi conclude: “Si sapeva da tempo che qualcosa non funzionava nell’ospedale. Ma l’assessore non ha risposto nei 30 giorni previsti per le interrogazioni scritte. Adesso lo dovrà fare il 22 giugno in aula, durante una seduta dedicata proprio alle risposte inevase”.

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