Gli scontri tra israeliani e palestinesi durante la Marcia delle bandiere a Gerusalemme, l’evento nazionalista per celebrare l’unificazione israeliana dei due settori della città avvenuta dopo la Guerra dei sei giorni (1967), hanno riportato la tensione tra lo Stato ebraico e la Palestina alle stelle. L’esercito di Tel Aviv, dopo le violenze e il lancio di alcuni palloni incendiari dalla Striscia di Gaza, ha lanciato il suo avvertimento dicendosi pronto “a ogni scenario, compresa la ripersa delle ostilità”. Ma fonti palestinesi dicono che prima di queste dichiarazioni, le Idf si erano già attivate effettuando una serie di raid aerei sulla Striscia.

Alla manifestazione di ieri hanno partecipato circa 5mila persone e, come era stato previsto dalle forze di sicurezza, che avevano schierato 3.800 uomini in città, di cui 2mila a protezione del corteo, non sono mancati gli scontri per quella che i principali partiti palestinesi, al-Fatah e Hamas, hanno considerato una provocazione alla quale si doveva rispondere con manifestazioni di “collera”. Un innalzamento della tensione che ieri ha portato a violenze nella Città Santa e al confine con Gaza, con 17 arresti e una trentina di feriti.

Così Israele, con il nuovo governo Bennett-Lapid alla prima prova di gestione della tensione interna, ha preparato la sua risposta: “L’organizzazione terroristica di Hamas – ha fatto sapere l’esercito – è responsabile di tutti gli atti che originano dalla Striscia ed è responsabile delle conseguenze delle sue azioni”. Così l’aviazione israeliana ha effettuato una serie di raid nell’enclave dopo il lancio di palloni incendiari, i primi scontri di rilievo tra Israele e Gaza dal cessate il fuoco del 21 maggio che ha posto fine a 11 giorni di una guerra che ha provocato 260 morti palestinesi, tra cui bambini, adolescenti e combattenti, e 13 morti in Israele, tra cui un bambino, un adolescente e un soldato. Nell’attacco sono state colpite “strutture militari di Hamas usate come depositi e punti di raccolta per operativi terroristici a Khan Yunis e delle Brigate al-Qassam (il braccio armato di Hamas, ndr). Gli obiettivi colpiti erano usati per attività terroristiche”.

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