di Gianluca Pinto

Negli ultimi giorni ho ascoltato con molta attenzione il professor Andrea Crisanti che ha affermato come sia stato per lo meno imprudente attivare l’open day somministrando il famoso vaccino AstraZeneca agli adolescenti e ha dato la sua opinione sul perché questo sia avvenuto.

Sempre il professor Crisanti ha, inoltre, spiegato in modo semplice e chiaro, come non ci siano ad oggi prove scientifiche che ci dicano che si possa inoculare senza problemi una seconda dose di vaccino diverso da quello della prima. Fin qui tutto chiaro, almeno fino a che non mi è capitato di ascoltare la dottoressa Antonella Viola ed il professor Matteo Bassetti affermare che ci sono trial che stabiliscono che la mescolanza di vaccini diversi tra prima e seconda dose addirittura aumenterebbe in qualche modo l’efficacia del vaccino.

La prima cosa che ho pensato è stata: “Ci risiamo”. Di nuovo l’esegesi del dibattito tra scienziati è affidata al singolo individuo per carenza di informazioni chiare. Il fatto che la diversità di interpretazioni tra scienziati scompaia quando la scienza trova una risposta (che è, ovviamente, temporanea fino a che qualche nuova evidenza la confuta) farebbe supporre che conclusioni scientifiche sul problema non ci siano, altrimenti non esisterebbero posizioni diverse sull’interpretazione dei dati. Un conforto a questa mia interpretazione arriva dal professor Bassetti che parla di evidenze da trial in fase “2” (il percorso si conclude dopo la fase 3).

La discussione tra scienziati è naturale ed è in parte necessaria del dibattito scientifico per arrivare ai risultati che risolvono unitariamente la pluralità di visioni che si confrontano. Magari se anche gli scienziati distinguessero meglio la fase dell’illustrazione dei dati dalle opinioni sul “da farsi” sarebbe tutto più chiaro e gradito all’opinione pubblica. Quello che proprio non si può sentire, però, è il mondo della politica istituzionale.

La scelta del ministro Speranza, in merito alla seconda dose di vaccino, è stata quella di procedere con il mix. Scelta legittima, assolutamente. Quello che non penso sia corretto, però, è l’affermare con sicurezza – questa tutta politica (su base opinionistica) – che la mescolanza di vaccini migliori l’effetto del vaccino stesso: e qui sta il problema. Se il ministro ci parla di scelta politica (come il prudente ma chiaro “rischio ragionato” di Mario Draghi) sta bene, ma se comunica che la scelta è basata su risultati scientifici definitivi chiari ed evidenti quando questi non ci sono ancora, questo sta un po’ meno bene e genera ulteriore confusione.

Devo dire che nemmeno il nostro Presidente del Consiglio ha brillato per chiarezza. Nella conferenza stampa in coda al G7, alla richiesta da parte del giornalista del Tg1 di una “general-generica” rassicurazione riguardo la seconda dose, Mario Draghi è partito già malino affermando che ogni confusione è stata chiarita dal ministro Speranza (notissimo immunologo). Ossia? Che cosa avrebbe chiarito? Avrebbe lui stabilito che ci sono studi definitivi sulla sicurezza del mix di vaccini? Poi, a rinforzo del conforto richiesto, il Primo ministro ha aggiunto che il generale Figliuolo garantisce che il piano vaccinale continua e che non ci sono particolari incertezze né timori che non possa andare in porto.

Quindi deduco non ci siano incertezze su alcunché (nemmeno sull’organizzazione dell’open day per esempio) e si proceda a tamburo battente senza se e senza ma (questo da parte da parte loro però, le persone hanno tanti “se”, tantissimi “ma” e troppi “però”). Devo dire che ad ogni parola comunicata, come tradizione Covid italiana insegna, le cose si fanno sempre più ambigue. E poi ci si lamenta del fatto che le persone attendano prima di vaccinarsi o che non si fidino. E se non fosse dei vaccini quello di cui molti italiani non si fidano, ma di coloro che spendono parole “di rassicurazione” dalla mattina alla sera e sempre contraddittorie?

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