Mentre in Italia ci si accapiglia su punture di spillo, negli Stati Uniti Joe Biden sfodera l’artiglieria pesante. Altro che ritocco alla tassa di successione sui grandissimi patrimoni. Nel discorso tenuto a Cleveland il presidente ha delineato una visione della società antitetica rispetto a quella che si è affermata dal 1980 negli Usa. Dai super bonus e mega stipendi all’esasperazione delle diseguaglianze, dalle pratiche aziendali alla stagnazione delle buste paga Biden ha ripercorso le linee di frattura che minano il sistema a stelle e strisce. Dopo 10 minuti dall’inizio del discorso il primo siluro: “Non voglio punire nessuno, non ho nulla contro Wall Street o contro chi guadagna milioni…ma non è Wall Street che ha costruito questo paese. Gli Stati Uniti sono stati costruiti dalla classe media e la classe media è stata costruita dai sindacati

Biden ha sottolineato come i consistenti tagli di tasse di cui hanno beneficiato in questi anni le grandi aziende non abbiano apportato nessun beneficio alla capacità economica del paese. Tra il 2010 e il 2020 “hanno realizzato 1000 miliardi di dollari di profitti” ha detto il presidente spiegando però anche dove sono finiti questi soldi. Il 56% è stato usato per ricomprare le proprie azioni (i cosiddetti buyback), un modo per far salire artificiosamente le quotazioni dei titoli e quindi anche il valore delle stock options che compongono, esentasse o quasi, una buona parte dei super stipendi dei top manager. Un altro 38% è finito in dividendi. Appena l’8% dei profitti è stato destinato a stipendi della forza lavoro e ricerca e sviluppo. E’ anche così che gli Stati Uniti sono scivolati dal primo al nono posto al mondo per capacità di innovazione. “Se porteremo le tasse sulle aziende dal 25 al 28% (in Italia sono al 27%, ndr), sarà comunque il livello più basso dai tempi della seconda guerra mondiale e ben inferiore al 36% del 2017.

Il rialzo dell’aliquota garantirà un gettito di 90 miliardi di dollari l’anno. Denaro che, ha spiegato Biden, aiuterà a dar forma al nuovo paradigma economico che abbiamo in mente, più inclusivo e attento ai lavoratori. In modo che tutti possano ritrovare “a little bit of hope”, un poco di speranza. Con i tassi così bassi è saggio e giusto investire, soprattutto in ricerca medica, nuove tecnologie, transizione ecologica.

Più tasse per l’1% più ricco, meno per gli altri – “In passato abbiamo approvato piani di alleggerimento fiscale da 2mila miliardi di dollari che sono andati a beneficio dell’1% più ricco della popolazione. Eppure appena si parla di tagli alle tasse alla classe media.…oh mio Dio...ma cosa sta facendo? Stiamo semplicemente chiedendo a quell’1% di ridarci indietro un po’ dei soldi che hanno avuto”. Qualcuno in Italia potrebbe riassumere così il discorso del presidente statunitense: “Non è il momento di prendere ma di restituire”, ha proseguito Biden. “Riportando le tasse sull’1% più ricco della popolazione ai livelli della presidenza di George Bush potremmo contare su un gettito di 13 miliardi di dollari l’anno. Soldi che potrebbero essere usati per finanziare il college gratuito per tutti i nostri studenti” ha detto Biden.

Il presidente ha molto insistito sulla necessità di migliorare il livello educativo della popolazione statunitense. “Una forza lavoro più istruita….è quello che tutti i grandi manager chiedono….bene, è ora che contribuiscano a fare in modo che questo avvenga”. Le parole del presidente hanno già provocato i primi nervosismi a Wall Street. Il numero uno di Ip Morgan Jamie Dimon (31 milioni di dollari di stipendio nel 2020) ha criticato i piani di Biden definendoli pericolosi in quanto causerebbero “una fuga di cervelli e di capitali dal paese”

Viviamo in un sogno americano alla rovescia Secondo Biden bisogna ricreare un collegamento tra i successi dell’economia statunitense e gli artefici di questo successo, i lavoratori. In passato i risultati ottenuti da un’azienda si traducevano anche in benefici per i suoi dipendenti, oggi non è più così. “Sono un capitalista, ha detto Biden, ed è così che dovrebbe funzionare“. Tra il 1948 e il 978 la produttività statunitense è salita del 100% e del 100% sono aumentate anche le buste paga dei lavoratori. Ma dal 1979 ad oggi la produttività è aumentata 4 volte di più rispetto agli stipendi. “Il contratto sociale si è spezzato” ha detto il presidente. Ci siamo abituati a guardare solo al valore delle azioni e alle paghe dei top manager per valutare il successo di un’impresa, ma questo è sbagliato. Gli stipendi dei lavoratori devono tornare a crescere i ai dipendenti devono essere restituiti dignità, diritti e rispetto”. Profitti che salgono e buste paga che stanno ferme sono l’opposto dell’American dream. Nessuno dovrebbe lavorare 40 ore a settimana e trovarsi comunque in povertà, per questo dobbiamo alzare il salario minimo e fare in modo che le imporese competano per attrarre lavoratori. E dobbiamo anche approvare leggi che tutelino i diritti sindacali dei lavoratori.

Per certi aspetti Biden ricorda il bambino tra la folla che grida al re che è nudo. Tutto quanto afferma è noto, documentato e studiato. L’aumento delle diseguaglianze, l’esplosione dei comensi dei manager non parametrati ai risultati, il progressivo taglio alle tasse a favore della fasce più abbienti e delle aziende. Sino ad arrivare a situazioni surreali per cui gli uomini più ricchi del mondo come Jeff Bezos, Elon Musk o Warren Buffet pagano, in proporzione, molte meno tasse di un operaio. O per cui colossi come Nike, Amazon, General Electric, sono riuscite a non versare un dollaro di tasse facendo lo slalom tra le varie giurisdizioni fiscali degli stati Usa. Ma nessuno dei presidenti democratici che si sono avvicendati alla Casa Bianca nell’ultimo trentennio, da Clinton ad Obama, aveva mai affrontato queste problematiche con tanta energia. La lezione Trump è servita, l’emergenza pandemia paradossalmente ha aiutato.

Dalle parole ai fatti, la super manovra – Oggi Biden ha presentato al Congresso la sua legge di bilancio con interventi che valgono complessivamente 6mila miliardi di dollari. I soldi da qualche parte vanno trovati, c’è il debito ma c’è anche una redistribuzione del peso fiscale nell’ambito di una gigantesca operazione di redistribuzione.

TRUMP POWER

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