Se la maggioranza del governo Draghi si divide sul blocco dei licenziamenti e sul tema degli appalti, in merito a quanto previsto sulle bozze del decreto Semplificazioni su appalto integrato, possibilità di aggiudicare la gara al massimo ribasso e liberalizzazione dei subappalti, dai sindacati continuano le proteste. Così, nella settimana dedicata alle mobilitazioni contro le morti sul lavoro, la Fiom Cgil Roma e Lazio ha organizzato un presidio sotto la Regione Lazio, al quale ha partecipato anche la segretaria generale Francesca Re David. “Paradossale che un governo o dei partiti che si strappano le vesti quando dei lavoratori perdono la vita sul lavoro, poi pensi di riportare indietro di vent’anni la condizione degli appalti, già insufficiente. Quando si fanno le gare al massimo ribasso i risparmi sono fatti sui materiali, sulle persone, sul sistema di sicurezza. Non certo sugli sprechi. Tutto questo per noi è inaccettabile, non si può pensare di ripartire mortificando il lavoro”.
In piazza molti lavoratori di diversi settori, dall’informatica alla manutenzione: “Qui abbiamo installatori, ascensoristi, tecnici manutentori, informatici. Ormai lavorano quasi tutti in appalto. Vengono spesso pressati dalle loro aziende per abbattere diritti, stipendi e tutele”, spiega Fabrizio Potetti, segretario della Fiom Cgil Roma e Lazio. “La sburocratizzazione non passa per il superamento delle soglie sul subappalto. Significa affidare un lavoro a un’azienda e poi non sapere chi ci lavora in realtà, a vantaggio pure della criminalità organizzata”, aggiunge.
“Fare un ulteriore passo indietro significherebbe tornare indietro agli anni ’50. Le nuove norme rischiano di farci perdere ulteriore sicurezza e tutele, dato che i risparmi molte aziende li fanno sulle nostre spalle”, c’è chi spiega. Altri, che lavorano nel settore ospedaliero, rivendicano: “Per ogni appalto che cambia vediamo sempre una decurtazione del nostro salario. Per fare un ribasso del 30 o 40%, i tagli saranno di certo su sicurezza e personale”.
“La questione del blocco dei licenziamenti è soltanto la punta di un iceberg. Mi sembra che sia un fatto ideologico quello di Confindustria e ritengo sia un forte errore da parte del governo non ascoltare il sindacato e i lavoratori, inseguendo le imprese. Abbiamo crisi che vanno avanti da troppo tempo, settori come automotive e siderurgia dal futuro precario e in grave difficoltà. Ma il governo non ci convoca su nulla”, ha concluso Re David.
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