Da lunedì tutta l’Italia sarà in zona gialla per effetto dei dati che hanno spinto il ministro della Salute, Roberto Speranza, a confermare il colore di tutte le Regioni e a portare anche la Valle d’Aosta alle riaperture. Il trend positivo è stato confermato anche dal presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, durante la conferenza stampa per illustrare i dati del monitoraggio settimanale: “Il quadro è in deciso miglioramento. Cala l’incidenza e l’Rt e si abbassa l’età media delle infezioni a 40 anni e l’età media dei ricoveri cala a 60 anni – ha spiegato – Si abbassa a 65 anche età media degli ingressi in terapia intensiva. Inoltre l’incidenza dei casi cala in tutte le fasce d’età, anche tra i più giovani. Anche l’occupazione di terapie intensive e aree mediche è in decrescita“.

L’IPOTESI DI ALTRI RICHIAMI – Il presidente dell’Iss si è soffermato anche sull’ipotesi che sia necessario fare nuovi richiami del vaccino: “La previsione è che si vada verso una situazione endemica del virus SarsCoV2. Il tema dei richiami è all’attenzione ed è un’ipotesi allo studio – ha spiegato – Si sta valutando la durata della copertura immunitaria e stiamo inoltre monitorando le varianti del virus. Dobbiamo dunque essere pronti ad utilizzare eventualmente dei richiami – ha concluso – o in maniera estesa o per determinate categorie di persone”.

RT, INCIDENZA, TERAPIE INTENSIVE – Il nuovo, deciso, miglioramento della situazione epidemiologia era stato anticipato in mattinata in un post del ministro Speranza su Facebook: “È il risultato delle misure adottate finora, del comportamento corretto della stragrande maggioranza delle persone e della campagna di vaccinazione. Continuiamo su questa strada con fiducia, prudenza e gradualità”. I dati del monitoraggio della Cabina di Regia dell’Istituto superiore di sanità insieme al ministero della Salute sulla pandemia, del resto, sono chiari: calano l’indice di contagio e l’incidenza dei nuovi casi, nessuna Regione supera la soglia critica di occupazione dei posti letto, sia in terapia intensiva che in area medica. Dati che portano tutta l’Italia in zona gialla, visto che anche la Valle d’Aosta uscirà dalla zona arancione. L’incide Rt scende ancora, passando dalla 0.86 della scorsa settimana allo 0.78. L’indice misura quante persone possono essere contagiate da una sola persona in media ed è fondamentale che resti sotto il valore 1. In discesa anche l’incidenza il cui valore è a 66 casi su 100mila abitanti rispetto ai 96 della scorsa settimana. Inoltre, questa settimana, il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è sotto la soglia critica (19%), con una diminuzione nel numero di persone ricoverate che passa da 2.056 (11/05/2021) a 1.689 (18/05/2021). Il tasso di occupazione nei normali reparti scende a sua volta al 19%. Il numero di persone ricoverate in area medica passa da 14.937 (11/05/2021) a 11.539 (18/05/2021).

VERSO LA ZONA BIANCA – Negli ultimi mesi l’indice Rt è stato il parametro di riferimento per definire i colori delle Regioni, ma con l’ultimo decreto il governo Draghi ha deciso di dare più valore ad altri criteri, come l’incidenza dei nuovi casi per 100mila abitanti e il tasso di ospedalizzazione, sia in terapia intensiva che in area medica. I due sistemi di calcolo dello scenario di ogni Regione continueranno a convivere fino a metà giugno, ma per passare in una fascia con maggiori restrizioni serve che entrambi confermino un peggioramento. Non è il caso odierno, visto che entrambi i sistemi di calcolo confermano la zona gialla per tutte le Regioni. Anzi, con questi valori diversi territori possono sperare nella zona bianca già a inizio giugno. Tutte le Regioni e Province autonome sono classificate a rischio basso e tutte hanno un Rt medio inferiore a 1, quindi una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo uno. Soltanto la Provincia autonoma di Bolzano riporta una allerta di resilienza. Nessuna Regione riporta molteplici allerte.

IL TRACCIAMENTO – “La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in aumento (41,9% contro 40,3% della scorsa settimana). Stabile la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (38,1% contro 38%). Infine, il 19,9% è stato diagnosticato attraverso attività di screening“, si legge nel report Iss-ministero della Salute sul monitoraggio dei dati Covid relativi alla settimana dal 10 al 16 maggio. “Si osserva una ulteriore diminuzione nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (13.565 contro 19.619 la settimana precedente”, si precisa nel rapporto.

LA PAROLE DI BRUSAFERRO – Il miglioramento complessivo della situazione, come detto, è stato confermato dal presidente dell’Istituto superiore di Sanità in conferenza stampa. Silvio Brusaferro, tuttavia, ha fornito anche altri dettagli sulla situazione su quanto avverrà nei prossimi mesi. Tema fondamentale è quello dei vaccini: “Più del 90% degli over 80 ha ricevuto almeno una dose e anche tra le altre fasce crescono le vaccinazioni – ha detto – Conseguentemente il rischio di contrarre l’infezione si abbassa progressivamente così come si abbassa il rischio di ospedalizzazione e la mortalità settimanale”. Questo dato di fatto, inoltre, fa sì che possa riprendere in maniera seria lo studio di come si muove il virus: “In molte regioni l’incidenza dei casi è scesa sotto 50 per 100mila abitanti e questo rende possibile la ripresa del tracciamento dei casi e dei contatti”.

LE VARIANTI – Per quanto riguarda la diffusione delle varianti sul territorio italiano, Brusaferro ha rimandato alla prossima settimana per avere dati più precisi: “Questa settimana è stata eseguita la rilevazione periodica della prevalenza delle varianti di Sars-CoV-2 che viene fatta mensilmente – ha sottolineato – I risultati li condivideremo nella cabina di regia della prossima settimana, così da avere dati aggiornati anche sulla distribuzione e circolazione delle varianti nel nostro Paese”. Ora, ha sottolineato, “serve una grande attenzione al tracciamento e alla capacità di fare tamponi e di individuare tempestivamente le persone positive, così da poterle rapidamente isolare con i loro contatti, andando a sequenziare dove possibile, per intercettare anche l’eventuale emergenza di nuove varianti. Oggi sappiamo che la cosiddetta variante inglese è la variante di base che circola nel nostro Paese e dobbiamo monitorare costantemente questo dato”.

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