Più di 30 anni dalla sentenza che non è mai stata eseguita. La Corte d’assise di Milano – come riporta l’Ansa – quindi ha dichiarato l’estinzione della pena per prescrizione per Luigi Bergamin, il terrorista che si è costituito in Francia dopo il blitz delle Forze dell’Ordine di fine aprile che ha portato all’arresto in totale di nove ex esponenti degli anni di piombo. Tutti tornati in libertà per ordine del Tribunale di Parigi. Il collegio, presidente Ilio Manucci Pacini e giudice a latere Ilaria Simi De Burgis, ha accolto il ricorso del difensore Giovanni Ceola. Il verdetto per Bergamin era “irrevocabile” l’8 aprile del 1991 e passati 30 anni, che sono scattati un mese fa, la sentenza non è più eseguibile. La Corte fa notare che “il legislatore” ha stabilito che decorsi 30 anni dalla sentenza che infligge una pena temporanea viene meno “l’interesse dello Stato all’esecuzione della stessa”.

Il legale Giovanni Ceola, difensore di Bergamin, aveva sollevato incidente di esecuzione davanti alla Corte milanese proprio per chiedere la dichiarazione di prescrizione della pena che, aveva fatto notare, si è prescritta “l’8 aprile scorso”. Bergamin, ex militante dei Pac, doveva scontare 16 anni e 11 mesi per concorso morale negli omicidi del maresciallo Antonio Santoro e dell’agente della Digos di Milano Andrea Campagna, avvenuti nel 1978 e 1979. Per il pm Adriana Blasco, Bergamin invece avrebbe dovuto scontare anche due anni in più. La Procura, tra l’altro, aveva sostenuto che con la dichiarazione di “delinquenza abituale” per Bergamin, richiesta dal pm e decisa dalla Sorveglianza il 30 marzo, la prescrizione si era interrotta.

Non così, a detta del difensore, dato che “la dichiarazione di delinquenza abituale – aveva chiarito ieri in aula – diventa definitiva dopo 15 giorni dal deposito della decisione e, dunque, sarebbe diventata irrevocabile il 14 aprile, ma nel frattempo l’8 aprile la pena si è prescritta”. E lo stesso 14 aprile, tra l’altro, il difensore aveva pure impugnato davanti alla Sorveglianza il provvedimento del giudice Gloria Gambitta. Per Bergamin, 73 anni, intanto, era stata fissata l’udienza in Francia sul procedimento di estradizione, sulla base del mandato d’arresto europeo trasmesso dall’Italia, per il 30 giugno.

Lo Stato “dovrebbe tutelare il sacrificio” dei suoi servitori che hanno “pagato con la vita e sono stati uccisi” da persone che “volevano sovvertire” l’ordine politico e sociale commenta Maurizio Campagna, fratello di Andrea. “Stiamo parlando di persone che volevano sovvertire lo Stato. Vedere che, dopo 30 anni, non ci sia più l’interesse dello Stato a eseguire la pena – ha sostenuto Maurizio Campagna – mi sembra un controsenso”. Anche perché le vittime “sono state servitori dello Stato che, quindi, dovrebbe quanto meno tutelarli per il loro sacrificio estremo. Poi se i giudici ritengono di aver applicato la legge non ho nulla da dire. Ma è la legge che è sbagliata. È vero – ha aggiunto – sono passati tanti anni, ma non è giusto“. E ricordando che l’esecutore dell’omicidio di suo fratello è stato Cesare Battisti, ha concluso: “Sono stati 42 anni di sofferenze e con l’arresto di Battisti la mia famiglia ha cominciato ad avere giustizia”.

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