“Il Lavoro non si tocca, lo difenderemo con la lotta”. Con questo slogan i lavoratori di Elica, azienda del settore delle cappe aspiranti, hanno manifestato contro il piano di chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi, in provincia di Ancona, che prevede 409 esuberi su 560 dipendenti. Anche in questo caso, la chiusura è legata alla delocalizzazione decisa dalla ditta che sposterà in Polonia il 70% delle produzioni dei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo.

Al fianco della protesta anche i lavoratori delle altre fabbriche del comparto elettrodomestico fabrianese, uno dei più importanti d’Europa, a cui è toccata la stessa sorte: Whirlpool, Faber, Electrolux e Indelfab. Oltre 300 manifestanti che hanno deciso di occupare per tre ore un tratto della strada intitolata a Ermanno Casoli, fondatore di Elica, davanti ai cancelli del quartier generale dell’azienda a Fabriano.

Tra i manifestanti, anche molti esponenti politici di diversi schieramenti: i sindaci di Fabriano, Mergo e la stessa Cerreto D’esi, l’assessore regionale al Lavoro Stefano Aguzzi e molti consiglieri regionali sia di maggioranza che di opposizione. Tutti quanti concordi nel pretendere il ritiro del piano di chiusura dello stabilimento e avviare una discussione per rendere Elica un’azienda economicamente sostenibile.

A dire la sua anche Barbara Tibaldi, della segreteria nazionale della Fiom, che ha definito “una vergogna che nel momento in cui nel nostro Paese si distribuiscono risorse alle imprese attraverso il Pnrr si permetta ad un’azienda come la Elica di delocalizzare e di licenziare. State difendendo una delle ultime aziende del comparto elettrodomestico di proprietà italiana”. Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche, ha annunciato un tavolo con i sindacati per un confronto sulla vicenda il prossimo lunedì 17 maggio.

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