Bando confermato, ma è inappropriato che si tratti di una sospensione indeterminata “e senza standard a tempo indefinito“. Il Comitato di controllo di Facebook ha confermato l’allontanamento dal social network dell’ex presidente Donald Trump, scattato il 7 gennaio scorso, a seguito dell’assalto al Congresso da parte dei suoi sostenitori. Ma ricordando che non sono appropriate le sospensioni a tempo indeterminato, la commissione chiede a Facebook di rivedere la propria decisione per sviluppare “una risposta proporzionata che sia coerente con le regole che sono applicate agli altri utenti della sua piattaforma”. Sul caso è intervenuto l’ex capo dello staff della Casa Bianca di Donald Trump, Mark Meadows, che parla di “giornata triste per l’America” e “ancora più triste per Facebook, perché le cose cambieranno e molti membri del Congresso stanno valutando ora come rompere questo monopolio”.

La decisione è stata pubblicata sul sito del Board, dove si specifica che “non è comunque appropriato per Facebook imporre sospensioni indeterminate e senza standard a tempo indefinito”. La commissione ha stabilito che “nell’insistere su una narrativa infondata delle frodi elettorali e nella persistente richiesta di un’azione, Trump ha creato un ambiente dove è stato possibile un serio rischio di violenze“. La commissione infine afferma che “entro sei mesi da questa decisione, Facebook deve riesaminare la punizione arbitraria stabilita il sette gennaio e decidere l’appropriata punizione”.

Facebook è stata la prima piattaforma di social media a sospendere Trump dopo i fatti del 6 gennaio, seguita poi da Twitter, in una decisione accolta favorevolmente da una parte dell’opinione pubblica, convinta che l’uso fatto dall’ex presidente dei social media per veicolare accuse infondate di frodi elettorali erano all’origine delle violenze. Ma molti altri hanno condannato la decisione come un pericoloso precedente di censura da parte dei giganti del tech nei confronti della politica.

Il Facebook Oversight Board è una commissione creata da Facebook per dare la possibilità di appellarsi alle decisioni prese della società e valutare, in modo indipendente, se queste “siano state prese in accordo con i valori affermati”, secondo quanto proposto dallo stesso fondatore di Facebook Mark Zuckerberg nel 2018. Operativa dall’ottobre dello scorso anno, la commissione, ribattezza la “Corte Suprema di Facebook”, è composta da 20 esperti internazionali di informazione, disinformazione, libertà di espressione ed estremismo. Prima di affrontare la spinosa questione del bando di Trump, la commissione si è espressa, tra le altre cose, sulla disinformazione riguardo al Covid. Finora si è espressa per sei volte contro le decisioni prese da Facebook ed in due casi le ha confermate.

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