Il disegno di legge contro l‘omotransfobia, quel ddl Zan di cui ha parlato Fedez dal palco del Concertone del primo maggio, divide la maggioranza da settimane: il centrodestra (e in particolare la Lega) fa ostruzionismo dicendo che “non è una priorità”, mentre il centrosinistra chiede che si proceda spediti. Il primo via libera è stato dato dalla Camera a novembre scorso, da allora si aspetta che venga calendarizzato al Senato. Perché a Palazzo Madama non si riesce ad andare avanti? Innanzitutto perché è cambiata la maggioranza. A febbraio scorso, con la caduta del governo Conte 2, Lega e Forza Italia sono entrati in maggioranza e ora gli equilibri devono considerare anche le loro posizioni. Il Carroccio in particolare ha dichiarato guerra al ddl: in prima linea c’è il presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari (dove si discute il testo), ma anche il senatore Simone Pillon noto per le sue posizioni in difesa della famiglia tradizionale, contro la comunità Lgbtq+ e antiabortiste. Ma quante chance ha davvero di passare? Al momento il percorso è molto in salita: un primo via libera alla calendarizzazione è arrivato la settimana scorso, ma c’è molto poco da festeggiare. Ostellari si è infatti autonominato relatore dicendo che “la maggioranza è spaccata” e ora il ddl sarà ancora di più ostaggio delle volontà del Carroccio. Il rischio è che vengano fatte modifiche al testo, facendo allungare ancora i tempi e imponendo nella migliore delle ipotesi un nuovo passaggio alla Camera, nella peggiore l’affossamento a Palazzo Madama. Ecco perché l’attenzione di Fedez, degli artisti e delle società civile, in questo momento è l’unico elemento che potrebbe fare davvero la differenza.

Che cosa c’è nel testoIl ddl Zan approvato alla Camera nasceva dalla sintesi di altri disegni di legge di Pd, M5s, Leu e addirittura Forza Italia (leggi qui il percorso della legge). Il centrosinistra in particolare prova da anni a far passare questa legge che però è sempre stata accantonata. Il provvedimento è molto semplice: propone di estendere il reato di propaganda e istigazione a delinquere “per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa” (reato 604 bis del codice penale) anche a “motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità“. Attenzione perché proprio le parole che vengono aggiunte sono motivo di grande discussione: i leghisti, gli ultra cattolici e le femministe trans-escludenti contestano ad esempio l’introduzione di “identità di genere” perché questo, secondo loro, superando il binarismo di genere si danneggerebbero le donne; altri detrattori contestano l’introduzione dei motivi fondati “sul sesso” perché, dicono, non possono essere trattati da questo provvedimento.

La legge quindi prevede, come da articolo 604 bis (introdotto con la legge Mancino) la reclusione fino 18 mesi o multa fino a 6.000 euro per chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità”; carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi; reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi partecipa o aiuta organizzazioni aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per gli stessi motivi. Inoltre, per qualsiasi reato commesso per le finalità di discriminazione o di odio la pena viene aumentata fino alla metà. Infine, il condannato per i delitti di istigazione alla violenza e alla discriminazione può ottenere la sospensione condizionale della pena se presta un “lavoro in favore delle associazioni di tutela delle vittime dei reati”.

E la libertà d’espressione? – E’ questo un altro dei cavalli di battaglia di leghisti e ultra cattolici: il ddl Zan impedirebbe di esprimere liberamente le proprie opinioni. Proprio per mettere al riparo da questa seppur molto debole contestazione (una cosa è esprimere le proprie idee e un’altra discriminare o commettere atti di violenza), nel passaggio alla camera è stata inserita la clausola salva idee. Ovvero, si legge nel ddl: “Sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.

L’attività di prevenzione ed educazione – Un’altra delle accuse completamente infondate del centrodestra è quella secondo cui il disegno di legge aiuterebbe a diffondere la “dottrina del gender”. In realtà nel provvedimento vengono citati azioni e interventi per prevenire violenza, discriminazioni con attività educative e formative. Intanto si prevede l’istituzionale della giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la tran­sfobia per il 17 maggio: una giornata già celebrata in tutto il mondo e sulla quale l’Italia è ancora in ritardo. Una iniziativa di sensibilizzazione rivolta anche alle scuole, ma sempre nel rispetto del “piano dell’offerta formativa” e del “patto educativo di corresponsabilità”: ovvero senza l’accordo di genitori e scuole non sarà imposto un bel niente. Infine si stabilisce l’elaborazione con “cadenza triennale di una strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni“, da affiancare a una rilevazione statistica e da sostenere con finanziamenti ad hoc. Sono tutte proposte al momento senza finanziamenti e che rientrerebbero in un’ottica di aiuto fondamentale per prevenire violenza e discriminazioni, campo nel quale l’Italia è ancora molto indietro.

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