L’allevamento intensivo a San Lorenzo in Campo (Pesaro-Urbino), da oltre 2 milioni di polli all’anno, per il quale era stato presentato un progetto dalle società San Pio e da Fileni srl, terzo produttore avicolo d’Italia, non si farà. L’epilogo dopo una lunga battaglia, seguita da ilfattoquotidiano.it dalle battute iniziali, quando nel 2019 Giulia Innocenzi raccolse le testimonianze dei cittadini che avevano appena scoperto cosa sarebbe accaduto dietro alle loro case, fino agli ultimi sviluppi. Facendo emergere la situazione della Regione Marche e, in modo particolare, di un’altra area: quella tra la Vallesina e la Valle del Musone, dove ci sono 11 allevamenti con una produzione stimata di 11 milioni di polli all’anno. Anche per quella zona, come per tutto il Paese, la decisione della Regione Marche rappresenta un precedente importante.

A dare la notizia è stato il sindaco di San Lorenzo, Davide Dellonti, ricordando che a gennaio scorso il Gruppo Fileni ha dichiarato pubblicamente che non avrebbe presentato ricorso contro la decisione finale della Regione. E la stessa Giulia Innocenzi ha postato un video sui social. “Queste sono battaglie che i cittadini combattono ad armi impari – spiega a ilfattoquotidiano.it – perché scoprono di punto in bianco che è stato presentato un progetto e devono diventare tecnici, specialisti per essere preparati e andare contro dei colossi. Questa storia, però, dimostra che si può vincere, soprattutto dove le istituzioni locali decidono di schierarsi accanto ai cittadini”. E sono tanti i cittadini e i comitati che in tutta Italia si battono contro l’apertura di nuovi allevamenti intensivi, magari a due passi dalle loro case.

LA BATTAGLIA – Così è accaduto al Comitato Ambiente Vivo Valcesano, presieduto da Andrea Landini, che ha trascinato cittadini e istituzioni locali nella battaglia in difesa del proprio territorio. La decisione della Regione sulla procedura di Via in merito all’allevamento (che prevedeva 6 capannoni con una stima di produzione di 1,8 milioni di polli all’anno e altri sei con 360.240 polli allevati a biologico) è arrivata con il decreto 130 del 27 aprile. Come racconta il sindaco, dal documento istruttorio si evince che nella decisione definitiva un peso importante ha avuto “il diniego alla variante urbanistica al Piano Regolatore Generale” da parte del Consiglio Comunale di San Lorenzo in Campo” a febbraio 2020. Un paio di mesi prima, a dicembre 2019, l’amministrazione Comunale aveva già detto chiaramente che avrebbe negato la variante urbanistica, uno dei requisiti fondamentali per fare andare avanti l’iter. Su queste basi, a gennaio 2021 la Regione Marche ha preannunciato un parere negativo, ma la legge consente alla ditta proponente di fare delle controdeduzioni. Il Gruppo Fileni ha così provveduto “ma abbiamo replicato in maniera formale con un documento di osservazioni, nel quale il Comune dichiara senza mezzi termini che quel particolare progetto con quella localizzazione, esperiti tutti gli approfondimenti richiesti, non era idoneo e non recava benefici al territorio ed alla comunità locale”, racconta a ilfattoquotidiano.it Dellonti.

LA DECISIONE DELLA REGIONE – Alla fine, dopo altri due mesi di attesa, la decisione che lascia pochi dubbi ed è ancora più importante perché nel decreto finale della Regione Marche vengono sottolineati tre aspetti, che sono poi le tre ragioni a cui amministrazioni comunali e cittadini hanno da sempre fatto riferimento per motivare e legittimare la propria posizione: emissioni odorigene, approvvigionamento idrico e soprattutto analisi costi-benefici. Le stesse motivazioni che hanno portato alla bocciatura della variante urbanistica del Prg da parte del Consiglio Comunale. “Questo significa mettere al primo posto il bene della comunità – commenta Giulia Innocenzi – e riconoscere che quell’allevamento non avrebbe portato alcun beneficio, né in termini di posti di lavoro, perché si parla al massimo di cinque persone, né tantomeno in termini di impatto ambientale, tra inquinamento e odori. Ricordo molto bene l’angoscia dei cittadini che vivevano in quell’area e per cui oggi finisce un incubo”.

E si apre un precedente. “È una decisione storica – aggiunge – che dovrebbe arrivare fino al governo e, soprattutto, al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. La produzione di carne di pollo supera il 105% del nostro fabbisogno. Anzi, si dovrebbe aprire una moratoria contro l’apertura di nuovi allevamenti intensivi”. Nel frattempo, però, è certo arrivata a due passi da San Lorenzo in Campo.

Solo nella provincia di Ancona ci sono in media (per ogni ciclo, quindi contemporaneamente) 5,3 polli per abitante, contro una media nazionale di poco più di un pollo a testa. E ancor più nella Valle dei Polli, dove i cittadini sono circolati da vecchi e nuovi allevamenti. A Ripa Bianca, Falconara, Piandelmedico, Ponte Pio, Osimo, fino ad arrivare all’ultimo allevamento della discordia, quello di Monte Roberto. Lì la battaglia non è finita.

Articolo Precedente

Migliaia di pesci morti sulla riva del lago: le immagini impressionanti del mistero in Libano

next
Articolo Successivo

Maurizio Montella, io e te tra i ‘folli’ che denunciavano la Terra dei Fuochi

next