Lontano da casa, di Enrico Pandiani (Salani Editore) è, dal mio punto di vista, uno dei migliori romanzi scritti dall’autore piemontese. La capacità di far vivere nella testa dei lettori le personalità dei suoi personaggi attraverso descrizioni vivide, mai pomposamente onniscienti o infarcite di essenze morali, permette alla storia di procedere visiva e liscia, nel sali e scendi costruito magistralmente, anche nelle pause del quotidiano che agli attori coinvolti nella storia non vengono negate.

Jasmina – ennesima eroina femminile in un libro di Pandiani che mostra grande coraggio in una scelta del genere –, giovane di origine iraniana che insegna l’italiano agli immigrati, torna a casa e trova dei poliziotti: un uomo è stato rinvenuto, nudo e morto, ai giardinetti e lei, quell’uomo, lo conosce. Pandora Magrelli, l’ispettore che le chiede di collaborare, è molto diversa da Jasmina, ma insieme in un viaggio nelle miserie e nelle grandezze di una periferia occidentale si troveranno a cercare la verità rimanendo fedeli a loro stesse.

Un libro che parte con un ritmo quasi in bianco e nero e che prende velocità grazie all’efficacia dei dialoghi e delle sequenze narrative. Una storia con una cornice spessa di sapori e aromi diversi, una periferia mondiale, fatta di invisibilità, solidarietà, rabbia e speranza.

La scelta della pecora nera, di Gian Luca Campagna (Historica Edizioni), è la seconda avventura che vede come protagonista il detective argentino di origini italiane José Cavalcanti. In questo romanzo, gustosamente noir, l’investigatore viene ingaggiato da un ricco allevatore per ritrovare sua figlia, scappata senza lasciare tracce. Seguendo le sue intuizioni e aiutato da una strampalata e verosimile gang di disperati, Cavalcanti immergerà mani e cuore nella storia dell’Uruguay, fino a tornare a ritroso al 1980 quando, nel Paese sudamericano, la dittatura mise in piedi la Coppa d’Oro dei Campioni del Mondo di calcio, un tentativo come un altro per sopravvivere un altro po’ prima di essere presi a calci nel sedere dalla Storia e far sparire mazzette di milioni grazie a una compravendita di diritti televisivi – compravendita in cui fu coinvolto anche un emergente Silvio Berlusconi.

Umoristico, amaro, coraggioso, lo stile di Campagna non parteggia per nessuno ma fa traspirare, grazie a una notevole ricerca storica, l’umanità vivida di ex terroristi, femmine ciniche, massoni, giornalisti pavidi e tangueros dalla vita bipolare. Un romanzo non scontato, ben scritto e che, seppur proiettato verso l’America Latina, profuma di Mediterraneo. Un libro garibaldino.

“Sotto il manto di setole spatolose il krondo nasconde anche due zampette atrofiche, un paio di appendici a forma di chela, due tentacoli e un fucile a pompa. Quest’ultimo è senz’altro un esempio di parassitismo mutatosi in simbiosi permanente: diversi millenni fa il krondo deve aver trovato utile usare il fucile a pompa per andare a caccia, e il fucile a pompa si è prestato senza problemi a essere usato dal krondo. Nel tempo si è sviluppata la simbiosi, sicché al giorno d’oggi, tutti i piccoli krondi nascono già muniti di fucile a pompa.”

Tutto ciò che sappiamo sul krondo, di Luigi Cecchi (Del Vecchio Editore) è un poliedrico gioco letterario costruito in ottantotto microracconti e una storia “a bivi”. Tra sadiche matriarche, nonne distopiche, insetti voraci, lucertole che riflettono sul senso dell’esistenza, ginecologhe alle prese con la luna piena, alieni convertiti al cattolicesimo che citano Aristotele, la penna dell’autore si muove cambiando continuamente prospettiva, tracciando schizzi fantasy, quotidiani, fiabeschi e horror. Un contenitore letterario che è un caleidoscopio colorato, un divertente gioco di suggestioni.

Articolo Precedente

L’Inferno di Dante in due minuti: Canto XVIII

next