Dopo 23 giorni finisce lo sciopero della fame di Alexei Navalny, leader dell’opposizione russa in carcere da tre mesi, interrotto dopo l’avvertimento dei suoi medici, secondo i quali rischia la vita. Ieri, all’indomani delle proteste indette in tutto il Paese affinché ricevesse le cure necessarie, Navalny è stato visitato da medici al di fuori del carcere e, ha riferito il suo staff “ha avuto accesso a qualcosa di simile a una valutazione indipendente“.

“Amici – si legge sul profilo Instagram dell’oppositore -, il mio cuore è colmo di amore e gratitudine per voi, ma non voglio che qualcuno provi sofferenza fisica a causa mia. Non annullo la mia richiesta di essere visitato da un medico, perdo la sensibilità di alcune parti delle braccia e delle gambe e voglio capire di cosa si tratta e come può essere curato, ma tenendo conto del progresso e di tutte le circostanze, inizio la mia uscita dallo sciopero della fame. Questa potrà durare ancora 24 giorni e dicono che sarà ancora più difficile“.

Intanto, secondo l’ong Ovd-Info, salgono ad almeno 1.921 le persone fermate in Russia durante le proteste di mercoledì. Secondo l’organizzazione, 827 fermi sono avvenuti a San Pietroburgo, 170 a Ufa, 73 a Kazan, 58 a Barnaul, 57 a Voronezh e 53 a Sochi. I fermati a Mosca sono 31. In totale, si registrano fermi in 101 città.

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