Italia Viva è fuori dalla giunta comunale di Palermo. Uno strappo col sindaco Leoluca Orlando che di fatto sancisce l’apertura della campagna elettorale del capoluogo siciliano, a poco più di un anno dalle elezioni: “Mancano 15 mesi alla fine del mio mandato: non tradisco la mia storia, mi si può chiedere tutto ma non di allearmi con Salvini”, dice il sindaco riferendosi all’ipotesi di un allargamento della maggioranza sul “modello Draghi”, proposto dai renziani, che implica un’alleanza anche con la Lega. E avverte: “I renziani si accorgono di non avere più peso politico e scalpitano: quello che hanno fatto a Palermo, posso dire che lo replicheranno in tutta Italia a breve?”.

Ma cos’è successo esattamente? La crisi si consuma con la bocciatura del piano triennale lo scorso giovedì: sono solo 11 i favorevoli, 16 i contrari e 5 gli astenuti (su un totale di 40 consiglieri). I cinque astenuti sono tutti renziani, di cui, uno, Totò Orlando che è il presidente del consiglio comunale. Quella di Iv è solo un’astensione ma la goccia che fa traboccare il vaso è la proposta che i renziani muovono al sindaco dopo il voto: “Replicare per Palermo il modello Draghi”. “Il combinato disposto tra astensione e proposta: c’è un limite a tutto”, conferma Orlando. Così si consuma lo strappo: i due assessori di Iv, Leopoldo Piampiano e Toni Costumati si dimettono su input del sindaco: “Ho chiesto loro un atto di coerenza”. L’ipotesi di un’alleanza con Salvini scuote dunque il governo del capoluogo siciliano messo in minoranza: Orlando adesso può contare solo su 11 consiglieri. Ma lo scontro viene da lontano: “Da alcuni mesi Italia Viva mantiene un clima di nervosismo all’interno del consiglio comunale”, sottolinea il sindaco. Fino alla proposta di allargamento della coalizione.

Per questo dai banchi del consesso comunale vanno all’attacco: “Riteniamo che l’esperienza Orlando possa definirsi ormai conclusa e che sia naufragato ogni progetto in cui avevano creduto inizialmente anche le forze politiche di centro sinistra che lo avevano sostenuto”, questo dicono in una nota congiunta i consiglieri di Lega, Forza Italia e Udc. Un comunicato a multipla firma che pare già un manifesto elettorale. Ma all’appello da questo lato della coalizione manca Iv? L’apertura dei renziani siciliani a Forza Italia è storia nota. I primi passi di Italia Viva in Sicilia sono subito andati in quel senso, con la leopoldina in salsa siciliana voluta da Faraone alla quale già nel 2018 era stato invitato Gianfranco Micciché. Finora, tuttavia, a fare gola in Sicilia pareva fosse l’enorme voragine creatasi al centro, dove di fatto al momento manca una forte rappresentanza. Adesso, però, Orlando va all’attacco: “Hanno gettato la maschera: vogliono allearsi con Salvini”. E anche dai banchi di sinistra del consiglio comunale, le ultime mosse di Iv sembrano un “tentativo di formare alleanze trasversali con l’unico intento di affossare scelte strategiche per il cambiamento della nostra città”, scrivono i consiglieri di Sinistra comune. E indicano: “La gestione inaccettabile dei lavori d’aula di una forza politica che, mentre continuava ad occupare posti di potere strategici, dal Suap ai rifiuti, dal bilancio ai cimiteri, boicottava puntualmente atti importantissimi per la città”.

Da Italia Viva però non ci stanno: “L’allargamento alla Lega è un’invenzione di Orlando. Noi stiamo sui contenuti, lui vive di ideologie”, così rispondono dalle file di Iv. E continuano: “Abbiamo proposto un governo dei migliori come Draghi perché Palermo è messa male e ha bisogno di unità e competenza. Ma Orlando è fuori dal mondo, ha perfino presentato l’aumento della Tari in Consiglio comunale mentre i ristoratori, i titolari di palestre, i parrucchieri non lavorano e quindi non producono rifiuti, e lui che fa? Gli aumenta la tassa. Follie. Noi vogliamo dare risposte a una città in crisi ed è per questo che stiamo lavorando all’esenzione totale della Tari e in più all’esenzione di Cosap e Tosap. Perché chi apre non deve pagare tasse”.

Le dichiarazioni da un lato e dall’altro del nuovo scontro politico apertosi a Palermo non sembrano più conciliabili. D’altronde a scuotere gli equilibri politici c’è, neanche troppo sullo sfondo, la sfida elettorale. Che incrina le alleanze, ma pare ancora una volta rinvigorire Orlando, “l’eterno sindaco”, come viene definito spesso, che messo in minoranza, addirittura ricorda: “Posso fare opposizione anche da sindaco: non sono cambiato, sono sempre lo stesso”. E non molla: “Mancano un anno e tre mesi alla fine del mio mandato, ho interesse che questa esperienza possa proseguire e che non tornino i barbari”.

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