Salvini a processo? La risposta è attesa già per oggi. Si apre, infatti, stamattina all’aula Bunker dell’Ucciardone, l’aula che fu sede del maxiprocesso a Palermo, la terza udienza preliminare per il caso Open Arms che vede come imputato l’allora ministro dell’Interno. Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. I fatti riguardano il blocco allo sbarco dei migranti salvati in mare dalla Ong spagnola, nell’agosto del 2019. Una decisione che il gup Lorenzo Jannelli potrebbe prendere oggi. Le accuse sono tali da sostenere un processo? Questa la risposta che dovrà dare il gup nel caso dibattuto a Palermo. Il cui esito dunque potrebbe arrivare prima di quello catanese. Sono infatti due i procedimenti in corso, in fase preliminare, nei confronti del leader del Carroccio.

Diversi tra loro ma comunicanti. Nel caso, infatti, dello sbarco della nave Gregoretti, discusso a Catania, la procura etnea sabato scorso ha chiesto per la seconda volta il non luogo a procedere, dando di fatto una lettura completamente diversa da quella palermitana che ha invece da subito sostenuto le accuse nei confronti dell’ex vicepremier, ribadendo la richiesta di rinvio a giudizio nella requisitoria finale, lo scorso 20 marzo. Un’udienza preliminare che è iniziata dopo quella catanese ma che potrebbe chiudersi prima. A rallentare le udienze a Catania sono state le deposizioni dei ministri e del presidente del consiglio del primo e secondo Governo Conte. Deposizioni fatte nel caso catanese ma depositate agli atti anche di quello palermitano. E mentre per la procura di Catania sono deposizioni che chiariscono che “il governo condivideva la linea politica dell’ex ministro dell’Interno”, non è stata dello stesso avviso quella palermitana: “La decisione era esclusivamente del ministro dell’Interno, il quale, stando ai testi di cui abbiamo letto le dichiarazioni, la prendeva e ne portava a conoscenza, come dice il ministro Di Maio, generalmente con un tweet o con un’altra forma di comunicazione pubblica o sui social, solo successivamente gli altri componenti del governo”, queste le parole del capo della procura di Palermo, Francesco Lo Voi.

L’accusa in questo caso si concentra sulla non concessione del Pos, il place of safety, ovvero l’indicazione di un porto sicuro in cui attraccare: un atto amministrativo che secondo la procura palermitana l’ex ministro dell’Interno non poteva rifiutarsi di concedere, secondo il diritto internazionale. Un atto amministrativo e non politico che determina il reato di rifiuto di atti d’ufficio e di conseguenza, il sequestro di persona. È questo, il focus delle accuse che sono state rivolte a Salvini all’aula bunker di Palermo. Alle quali oggi risponderà con l’arringa difensiva, la sua avvocata, Giulia Bongiorno che nei giorni scorsi ha depositato una memoria difensiva di 100 pagine. “Ho difeso i confini nazionali”, ha sottolineato il leader del Carroccio quando lo scorso 20 marzo ha reso dichiarazioni spontanee a Palermo. Affermazione anche questa contestata da Lo Voi che ha ribadito: “L’autorizzazione a procedere può essere negata se si tratta del perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo o per la tutela di un interesse dello Stato”. Il riferimento è al fatto che il 30 luglio del 2020, il Senato ha approvato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. Al termine dell’arringa di Bongiorno, Jannelli dovrebbe ritirarsi in camera di consiglio. Merita Salvini il processo? La risposta è attesa per oggi.

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