Un pedagogista a confronto con cinquecento giovani di tutt’Italia. L’idea è nata all’associazione “Montessori” di Brescia capitanata da Rosa Giudetti. Il 9 aprile si terrà il primo di sei appuntamenti che hanno come obiettivo quello di dare la parola agli adolescenti. “In un momento in cui si parla tanto di loro – spiega Giudetti –, noi abbiamo deciso di ascoltarli, di lasciare che siano proprio gli adolescenti a raccontarci la loro vita, il loro disagio, le loro difficoltà. Abbiamo deciso di farlo in un momento particolarmente critico per le nostre comunità colpite dalla pandemia”.

Ad agevolare i dibattiti ci sarà Raffaele Mantegazza, docente di Scienze umane e pedagogiche dell’Università “Bicocca” di Milano, una delle firme più autorevoli della pedagogia adolescenziale. Partendo da un’opera stimolo, Mantegazza, condividerà riflessioni e suggestioni con i ragazzi spettatori nella platea virtuale per coinvolgerli e trascinarli sulle riflessioni legate alle loro sofferenze. Una nuova modalità di apprendimento e formazione che non si fa condizionare dall’attuale emergenza sanitaria in corso, assicurando un momento di educazione, sensibilizzazione, cultura verso i disagi e i divari sociali.

Gli incontri, rivolti agli studenti dalle classi terze della secondaria di primo grado fino alla quinta superiore, hanno già conquistato cinquecento alunni di istituti differenti provenienti da ogni parte del Paese. Il tutto è stato allestito per anticipare la visione dello spettacolo teatrale Aspettando nascondino, in programma a partire dall’autunno 2021. L’opera è una favola nera sulla difficoltà di essere se stessi all’interno di un tessuto sociale dominato dalle logiche della violenza, dalla promozione della paura, dal machismo interiorizzato, dalla mancanza di comunicazione che genera solitudine: sul palco si mescolano i generi, dal thriller al melò, dalla black comedy al racconto di formazione e si evocano immaginari pop dal mondo delle serie tv, della letteratura e del cinema. La particolarità è quella di vedere in scena due attori adolescenti under 16 che potranno dialogare con gli studenti spettatori al termine dello spettacolo, grazie alla presenza di terapeuti, psicologi e pedagogisti.

Un’occasione per un progetto formativo e pedagogico che stimola e sensibilizza la discussione attorno ai temi principali di cui lo spettacolo si fa portavoce: bullismo, identità di genere, accettazione di se stessi, fuga dalla realtà e non solo. “Abbiamo deciso – aggiunge la presidente dell’associazione “Montessori” di Brescia – di realizzare un progetto che potesse non solo far fare da spettatori ai ragazzi, ma anche da attori, da protagonisti. Saranno loro, con l’aiuto del pedagogista, ad animare gli incontri, ad esprimere il loro pensiero, a manifestarsi. In questa pandemia troppe volte gli adulti hanno preso decisioni importanti sull’esistenza degli adolescenti senza sentirli, senza condividere le scelte ma costringendoli a subirle. Noi abbiamo pensato di ribaltare il canovaccio e di fare in modo che siano i ‘grandi’ ad ascoltare. Almeno per una volta”.

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