Lui è uno di quei poeti che brillano di una luce veritiera e ardita: restituisce lo spirito segreto e inesorabile dell’uomo siciliano, fuori da quel cliché patinato a cui ci ha abituato una narrazione (televisiva perlopiù) un po’ ruffiana e infedele. Sebastiano Burgaretta è anche un etno-antropologo, la casa editrice Le Fate lo pubblica e lo riporta in libreria (“riconduce” sarebbe un verbo appropriato) con una raccolta di storie dedicate a intellettuali isolani, la cui eco risuona possente e definitiva, simile a un monolite di granito.

L’agnizione del poeta Burgaretta riguarda i grandi siciliani: Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Ignazio Buttitta, Mimmo Cuticchio, Franco Battiato, Franco Loi, Giuseppe Leone e altri. Questa Sicilia maestosa, che Sebastiano Burgaretta indaga con lo sguardo del poeta e dello studioso, è racchiusa nel libro Alle soglie del Témenos, appena pubblicato da una magnifica realtà editoriale fondata da una donna, Alina Catrinoiu, con l’amore e la devozione che in realtà dovrebbe guidare per statuto la letteratura, l’universo che le compete. Non sempre tuttavia succede, con Le Fate pare invece realizzarsi un tale prodigio.

Sebastiano Burgaretta dunque racconta grandi uomini del secolo scorso, le migliori menti di un secolo siciliano, e lo fa nella nemesi perfetta con un paesaggio efferato e bruciante, dentro trazzere e muri a secco, giardini di pietra e orti di carrubi.
Il destino tragico e malinconico di una terra dalle suggestioni amene e lontanissime torna in un prezioso volume.

Burgaretta ricorda la nostra grecità, un alveo di canto e preghiera, dove ripara la terra di Trinacria. Cos’è Témenos se non un brano di terra sacra e involabile dove lo scrittore, l’uomo di pensiero, incontra l’altro, il destino immutabile, inscritto nella roccia calcarea, sotto l’ombra di un carrubo. Leggiamo dall’introduzione al testo, firmata da Doroty Armenia: “Per nascita prima, e poi per libera elezione, il témenos di Sebastiano Burgaretta coincide fisicamente con la vallata che gli Arabi ribattezzarono ‘Val di Noto’, luogo più volte esposto dalla Natura e dalla Storia a rischioso destino d’orrore e distruzione […] Qui, tra le acque colore del vino dello Ionio e lo scorrere dolce del fiume Cassibile, tra i bianchi e scabri tavolati dei Monti Iblei, sorge la città natale dell’autore, nata dalla vittoria del coraggio sulla paura, dalla fantasia creatrice sull’anarchia del caos. Città che serba, fin nel toponimo, un legame originario col famoso miele ibleo: Avola sarebbe infatti piccola ape, ‘apicula’ virtuosa; in una panoramica fantasticheria, la sua topografia potrebbe far pensare proprio ad un immane favo, cresciuto sulla bellissima amena e larga pianura ove essa fu riedificata dopo il fatale terremoto del 1693”.

Soltanto nella descrizione di un anfratto remoto e millenario possiamo già dedurre il valore di una ricognizione dotta e meticolosa, del gesto e della memoria di un poeta come Burgaretta, nome magari sconosciuto al grande pubblico, eppure magister di uno spirito preciso, lo spirito di un luogo arcano, dei suoi dimoranti, di tutta una poetica a cui molta produzione letteraria deve qualcosa. In questo senso è decisivo il lavoro di recupero e di promozione della casa editrice Le Fate, abbastanza coraggiosa da scommettere nell’impresa e di riuscirvi infine con risultati vincenti, insperati.

Vi invito a leggere Sebastiano Burgaretta e altri testi dedicati alla Sicilia e ai suoi segreti, pubblicati dalle edizioni Le Fate. Buona lettura.

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