La lunga gara per l’assegnazione dei diritti di trasmissione del campionato di calcio per il triennio 2021-‘24, ha un vincitore, Dazn ed uno sconfitto, Sky. Ha vinto così il web, si afferma la centralità dello streaming e delle reti a larga banda nella distribuzione e fruizione dei contenuti; la vecchia televisione è ridimensionata. I tre player che hanno dominato la fornitura di contenuti audiovisivi, Rai, Mediaset e Sky, perdono la centralità nel sistema. Quali considerazioni si possono trarre dalla vicenda? Quali conseguenze per il sistema-calcio? Il pubblico ne trarrà un vantaggio?

L’asta è stata vinta da Dazn, che si avvarrà del supporto tecnologico di Tim, al costo di 840 milioni a stagione per 7 partite di ogni turno in esclusiva, più le altre tre in co-esclusiva, probabilmente con Sky. Purtroppo è saltata la possibilità di una partita in chiaro. Come è possibile che una giovane azienda del web abbia potuto sconfiggere un colosso come Sky? Dazn è presente in Italia da pochissimi anni, e finora ha avuto un ruolo quasi di supporto a Sky. Fa parte di un gruppo inglese (il proprietario-fondatore è di origini ucraine), già presente in vari paesi, ma è grazie al successo conseguito in Italia che lo consacra a livello internazionale come grande gruppo media.

La velocità della sua affermazione va rimarcata: solo grazie alla “rivoluzione digitale” è possibile che si creino questi fenomeni, che sia repentina la rapidità di affermazione di nuove aziende, come di contro il decadimento di altre. Purtroppo fenomeni simili non si riscontrano in Italia. Forse manca la fiducia verso gli startupper, la predisposizione a finanziare la voglia di intraprendenza di tanti giovani.

Il sistema-calcio può tirare un sospiro di sollievo avendo ottenuto un ammontare dei ricavi simili al precedente contratto. Rimangono comunque irrisolti i problemi di un modello che vive nelle logiche del passato, quando i costi potevano crescere a dismisura essendo coperti da ricavi altrettanto crescenti. Ora il sistema si sorregge sulle plusvalenze. Non va nemmeno sottovaluta una certa disaffezione del pubblico televisivo (fa riflettere, per esempio, che la recente partita della Nazionale Bulgaria-Italia sia stata seguita solo da 6,4 milioni di ascoltatori, 24% di share, cioè quanto Amici e meno delle fiction di Raiuno).

È la vittoria, come detto, dello streaming sulla Tv. Nel 2020 per la prima volta i ricavi pubblicitari del web hanno superato quelli della Tv (mezzo che solo un quindicennio fa aveva il 60% della “torta pubblicitaria”). È sempre stata la pubblicità a confermare la forza di un mezzo di comunicazione. L’ascesa del web come mezzo di comunicazione e pubblicitario trova conferma nella vittoria di Dazn.

La vicenda dei diritti del calcio richiama un problema centrale, quello dell’efficienza della rete. Per vedere le partite di calcio online c’è la necessità che la connessione funzioni, che abbia una velocità adeguata e che la copertura del segnale sia la più ampia e non ci siano interruzioni del segnale. La realtà è invece deficitaria, vi sono ampie zone del paese non coperte e quartieri delle grandi città con una connessione lenta. È il problema di cui ha sofferto Dazn finora. Cambierà la situazione all’inizio del prossimo campionato? Il fatto che a Dazn si sia aggregata Tim fa supporre che la questione dell’efficienza della rete sia una priorità, quindi c’è da sperare che la situazione migliori. Tim dovrebbe velocizzare l’ammodernamento della sua rete, rete che per il 40% circa è basata ancora sul rame.

Però c’è un altro operatore che sta lavorando sulla posatura della rete in fibra ottica, Open Fiber, la società della Cassa Depositi e Prestiti che svolge la sola funzione di gestore della rete. Il progetto della “rete unica”, sul quale puntano le varie autorità regolatorie, è proprio quello di avere un unico soggetto per garantire parità di condizioni per l’accesso alla rete da parte degli operatori di telecomunicazioni. La vicenda Dazn potrebbe rimettere in discussione tutto il progetto, e c’è da sperare che l’ammodernamento della rete non subisca invece rallentamenti.

Se la connessione è il problema primario, anche i costi per i telespettatori sono una questione non indifferente. Si ipotizza che l’abbonamento potrebbe essere di 30 euro al mese. Se così fosse, per pareggiare semplicemente il costo dei diritti, sarebbero necessari 2,3 milioni di abbonati. Ciò fa supporre che l’abbonamento sarà invece di una cifra ben superiore.

Come si vede i problemi sono tanti. Speriamo che a settembre, con la ripresa del campionato, si risolvano. A livello personale, spero di riportare presto il nipotino a San Siro.

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