Il rosso dell‘Inps è meno profondo di quanto previsto lo scorso autunno, quando a fronte dell’aumento senza precedenti delle prestazioni causa Covid l’istituto stimava un disavanzo di 15,7 miliardi. Secondo il cda la gestione finanziaria di competenza “risulta meglio delle stime con un disavanzo di 6 miliardi”. Il miglioramento di 10 miliardi rispetto alle attese è dovuto in particolare al minore utilizzo, rispetto alle stime, della cassa integrazione. Nel 2020, secondo il preconsuntivo, ci sono stati 360 miliardi di prestazioni con una diminuzione di circa 11 rispetto alle previsioni di ottobre sul 2020 (371,2 miliardi) e entrate contributive pari a 225, in aumento di 4 miliardi rispetto al preventivo 2020 (221,2 miliardi).

Le entrate a copertura delle prestazioni poste a carico del bilancio dello Stato (invalidità civile, assegni sociali, prestazioni Covid-19, eccetera) nonché dei disavanzi delle gestioni previdenziali (Cassa Pensioni Stato eccetera), pari a 143 miliardi, sono in diminuzione di 7 miliardi rispetto al preventivo 2020 (149,6 miliardi).
Rispetto al 2019 le prestazioni istituzionali anche a causa degli interventi per fronteggiare l’emergenza da Covid 19 aumentano di 29 miliardi (erano pari a 331 miliardi) mentre rispetto al 2018, prima del reddito di cittadinanza e Quota 100. l’aumento della spesa per prestazioni istituzionali è di 42 miliardi (era a quota 318 miliardi).

Per attenuare gli effetti finanziari che la pandemia in atto ha prodotto sul bilancio dell’Istituto, “con particolare riguardo alla flessione delle entrate contributive e all’aumento di prestazioni a sostegno del reddito rispetto al consuntivo 2019”, il governo ha introdotto con il decreto Sostegni “misure volte a rafforzare l’equilibrio finanziario dell’Inps. In particolare, è stato previsto un aumento di 4 miliardi di euro dello stanziamento per le anticipazioni al fabbisogno finanziario delle gestioni previdenziali dell’Istituto, che quindi passa da 7,4 a 11,4 miliardi di euro”. Per quanto riguarda i costi di gestione, per il 2020 sono stimati in 3,6 miliardi, in calo rispetto al 2019. L’incidenza dei costi di gestione dell’Istituto sul totale delle prestazioni istituzionali effettivamente erogate passa da 1,52% nel 2012 a 1,00% nel 2020.

L’Inps ha intanto diffuso l’Osservatorio sulle pensioni, da cui emerge che sono oltre 10,6 milioni quelle con un importo inferiore a 750 euro al mese. Si tratta del 59% del totale delle 17,8 milioni di pensioni vigenti, di cui 13.816.971 (il 77,6%) di natura previdenziale e 3.982.678 (il 22,4%) di natura assistenziale. La percentuale delle pensioni basse sale al 72,6% per le donne ma questo dato costituisce solo una misura indicativa della “povertà”, perché molti pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi. Sul fronte opposto sono 275.611 i gli assegni superiori a 3.500 euro al mese. L’altro dato significativo è che nel 2020 l’Inps ha erogato oltre 234.000 pensioni anticipate a fronte di 195.000 assegni di vecchiaia e 1387 prepensionamenti. Il dato conferma il massiccio utilizzo di canali per andare in pensione anticipata rispetto ai 67 anni previsti per la vecchiaia, tra cui quota 100. Nonostante l’alto numero di pensioni anticipate, comunque, l’età media alla decorrenza delle nuove pensioni di vecchiaia liquidate (comprese le anticipate) è salita a 64,3 anni rispetto ai 63,9 del 2019 e con un aumento di 3,4 anni rispetto ai 61 del 2010, prima della riforma Fornero. Il dato non tiene conto delle pensioni di invalidità previdenziale e di quelle ai superstiti. Se si calcolano anche queste ultime l’età media alla decorrenza passa da 66,4 anni del 2019 a 66,8 anni.

Il 48,9% delle pensioni è in carico alle gestioni dei dipendenti privati delle quali quella di maggior rilievo (94,7%) è il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti che gestisce il 46,3% del complesso delle pensioni erogate e il 59,1% degli importi in pagamento. Le gestioni dei lavoratori autonomi erogano il 28,0% delle pensioni per un importo in pagamento pari al 24,2% del totale, mentre le gestioni assistenziali erogano il 22,4% delle prestazioni con un importo in pagamento pari al 10,8% del totale. Analizzando i dati per categoria di pensione l’Inps osserva che le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 67,6% da pensioni della categoria vecchiaia di cui poco più della metà (57,2%) erogate a soggetti di sesso maschile, per il 6% da pensioni della categoria invalidità previdenziale di cui il 54,7% erogato a maschi e per il 26,4% da pensioni della categoria Superstiti.

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