“Da anni sono oggetto di campagne d’odio. Lilia ha regolarmente ricevuto il trattamento di fine rapporto. Restano da saldare gli scatti di anzianità maturati”. L’ex presidente della Camera Laura Boldrini, in un’intervista a Repubblica, risponde alle accuse della sua ex collaboratrice domestica e di un’ex collaboratrice parlamentare, rivelate da Selvaggia Lucarelli su Il Fatto Quotidiano. La prima ha detto di non aver ricevuto la liquidazione nonostante siano passati dieci mesi dalla fine del rapporto di lavoro, la seconda di aver dovuto fare anche da assistente personale – “il mio ruolo era anche pagare gli stipendi alla colf, andarle a ritirare le giacche dal sarto, prenotare il parrucchiere” – e di aver dato le dimissioni perché le è stata negata la possibilità di fare smart working da Lodi, dove vive con tre figli.

La Boldrini spiega che la ex colf era “ovviamente messa in regola, e quindi bisognava fare gli ultimi conteggi per chiudere il rapporto di lavoro. I calcoli per gli scatti di anzianità si sono rivelati complicatissimi”. Di qui, sostiene, il lunghissimo ritardo: “La mia commercialista da settembre ha provato a contattare la funzionaria del Caf che si occupava della pratica, ma non è mai riuscita a rintracciarla. E’ stato un periodo complicato per tutti. Però ammetto che sei mesi sono troppi“.

L’esponente Pd parla anche della sua ex assistente parlamentare: “Aveva un contratto part time. Rimaneva a Roma tre giorni. Ha lavorato benissimo, facendo tanti sacrifici, perché con lo stipendio da 1300-1400 euro doveva coprire anche le spese. Poi è arrivato il Covid e da febbraio a maggio ha lavorato da casa, perché eravamo in zona rossa. Poi mi ha chiesto che voleva lavorare ancora da casa, perché era insorto un problema con il figlio. Le ho fatto presente che sarebbe stato complicato vista la complessità del lavoro da svolgere. Il mio ufficio ha ritmi serrati, avevo bisogno che fosse presente a Roma almeno alcuni giorni. Roberta ha capito. Abbiamo deciso di dividere le nostre strade. Ci siamo salutate con un abbraccio commosso”, afferma. Anche se lei, Roberta, al Fatto ha detto di aver lasciato perché “sfinita”, dopo che Boldrini a fronte della considerazione che i biglietti dei treni erano diventati carissimi “mi ha risposto che durante il lockdown con lo smart working avevo risparmiato” e “a un certo punto parte del suo staff aveva pensato di fare una colletta”.

“Sono colpita e dispiaciuta dal suo risentimento”, conclude la Boldrini, spiegando che le richieste di andare in farmacia e di ritirare le giacche dal sarto o di prenotarle il parrucchiere “erano nei patti. Sapeva che avevo anche delle esigenze personali. Gestiva la mia agenda e riusciva così a incastrare questi impegni con quelli pubblici. Tutte le persone che hanno agende complesse dispongono di persone di fiducia per simili incombenze. Un uomo può chiedere aiuto alla compagna, una donna sola no”. Le critiche dei giornali di destra? “Mi definiscono ‘aguzzina’, ‘padrona’, ‘maschilista’. È macchina del fango. Alla Camera anche alcune colleghe di destra mi hanno espresso solidarietà”.

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