Da un lato lo scontro con il Regno Unito, accusato dall’Ue di non aver autorizzato l’esportazione di dosi del vaccino Astrazeneca prodotte negli stabilimenti britannici, dall’altro il conflitto con la casa farmaceutica, a cui la Commissione contesta di non fare abbastanza nel rispettare gli impegni presi sulle consegne nel primo e secondo trimestre dell’anno. Si gioca su più fronti la battaglia delle istituzioni europee per correre ai ripari di fronte ai rallentamenti nella campagna vaccinale, al netto dello stop ad Astrazeneca deciso dai vari Paesi europei in attesa di una nuova valutazione dell’Ema. L’ultima mossa è una lettera, a cui Bruxelles sta lavorando, per “avviare un dialogo con l’azienda nel quadro della risoluzione dei conflitti“. La Commissione sta consultando gli Stati membri per poterla inviare rapidamente con l’obiettivo “di arrivare ad una soluzione del conflitto” sul rispetto dei contratti di acquisto delle dosi “in maniera soddisfacente“.

Con la spedizione della missiva, infatti, si avvia formalmente una procedura prevista dal contratto siglato tra la Commissione e la multinazionale anglosvedese, all’articolo 18.5. L’articolo 18 dell’accordo di acquisto anticipato, comma A, prevede che “nel caso di una disputa che sorga tra le parti nell’ambito di questo accordo, le parti dovranno in prima istanza affidare questa controversia a discussioni informali di risoluzione dei conflitti tra i rispettivi dirigenti”. E ancora: “AstraZeneca, da una parte, o la Commissione, dall’altra, in conto proprio o per conto di uno Stato membro, può iniziare questa risoluzione informale mandando notifica scritta alla controparte e, entro 20 giorni da tale invio, i dirigenti dovranno incontrarsi e tentare di risolvere la controversia negoziando in buona fede”. Il secondo comma dell’articolo stabilisce poi che “qualsiasi disputa” dovesse sorgere in relazione al contratto, ricade in via “esclusiva” sotto la giurisdizione belga. Quindi, nel caso in cui il meccanismo di risoluzione informale delle dispute che la Commissione si avvia ad innescare non dovesse sortire risultati soddisfacenti, il passo successivo sarebbe andare in Tribunale a Bruxelles. “Oggi facciamo un passo preciso – dice Mamer – vedremo dove ci porterà”.

Soltanto mercoledì la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, era tornata sul punto: “Vogliamo che le aziende produttrici rispettino i contratti”, diversamente da quanto fatto da AstraZeneca, che nel secondo trimestre “consegnerà all’Ue 70 milioni di dosi rispetto ai 180 milioni che aveva contrattualmente promesso di fornire”. Numeri deludenti che hanno spinto von der Leyen a prendersela anche con il Regno Unito, dal momento che – stando alle sue dichiarazioni – finora da Londra non è arrivata nemmeno una dose di quelle prodotte negli stabilimenti britannici. Il Vecchio continente “finora ha esportato dieci milioni di dosi” alla Gran Bretagna, ha insistito la presidente. “Stiamo ancora aspettando che arrivino dosi dal Regno Unito in modo che ci sia reciprocità”. L’auspicio è che il dialogo con Londra, in parallelo alla lettera inviata alla casa anglo-svedese, possa sbloccare la situazione.

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