“Musica e Poesia son due sorelle ristoratrici de l’afflitte genti”, dice Giovan Battista Marino (1569 – 1625) nell’aprire il Canto VII dell’Adone. Da sempre, infatti, le due sorelle, da sole o congiunte, talora placide, talaltra capricciose, rallegrano il cuore di donne e uomini, giovani e vecchi: basti dire che una buona metà della musica occidentale, dall’antichità ai giorni nostri, comporta un testo poetico. Del rapporto fra le due arti si parlerà all’Università La Sapienza di Roma (26 e 27 marzo 2021) nel convegno “Poesia e Musiche: convergenze e conflitti in Italia dal 1940 ad oggi”.

Il progetto nasce da un’idea dei giovani musicologi Emanuele Franceschetti e Alessandro Avallone, elaborata assieme a Franco Piperno, ordinario alla Sapienza, e all’associazione ‘Assonanze’. Saranno impegnati una quindicina di studiosi d’area musicologica e letteraria. L’intento: rinvigorire la discussione sulla relazione fra poesia e musica nel Novecento italiano, a partire dalla Seconda guerra mondiale: proprio nel 1940, con i suoi Lirici greci, traduzioni da poeti dell’antichità classica, Salvatore Quasimodo rinvigorì l’interesse dei compositori per la poesia contemporanea. Oltre che sulle intonazioni musicali il dibattito verterà sui nessi, talvolta sfuggenti, delle due arti nel secondo Novecento e nei primi vent’anni del 2000.

Un aspetto primario riguarda le scelte poetiche dei compositori. Massimiliano Locanto mostrerà, ad esempio, che molti testi letterari nelle composizioni giovanili di Sylvano Bussotti si rifanno a nuclei tematici che, pur trasformati, persisteranno poi nell’intera sua produzione. In particolare esaminerà le Due liriche del 1947 e i Due notturni del 1949, su versi di Giovanni Salerni, autore fin qui poco trattato dagli studi. La relazione di Locanto è tanto più benvenuta in quanto a ottobre Bussotti compirà i novant’anni: momento propizio per fare il punto sulla sua straordinaria parabola creativa.

Interessanti sono pure le scelte letterarie del catanese Francesco Pennisi (1934-2000). Graziella Seminara ne analizzerà alcuni momenti: gli esordi, attraverso due componimenti di Montale e di Eliot; la conquista di un linguaggio musicale proprio grazie anche alle invenzioni barocche e visionarie di Lucio Piccolo; la ricerca di nuove strade – la teatralità statica ed elusiva del Nō giapponese – nell’ultima opera, Tristan, inspirata a Certain Noble Plays of Japan di Ezra Pound.

Il rapporto col testo poetico stimola soluzioni sempre diverse: Mila de Santis comparerà Luigi Dallapiccola e Luciano Berio. Il primo attinge da autori-traduttori (Montale per Joyce, Quasimodo per i greci), il secondo stabilisce invece una collaborazione stretta con Edoardo Sanguineti. Per Dallapiccola dettato e senso verbale rimangono percepibili anche quando assorbiti nella musica; in Berio i testi di Sanguineti sono invece smontabili, frantumabili fin nelle unità fonetiche.

Alcune relazioni metteranno in luce le ‘latenze’ musicali di scritture poetiche fascinose, così nel poemetto La libellula di Amelia Rosselli (1950) o nei versi di Andrea Zanzotto. Al limite – ne farà cenno Stefano Verdino, a proposito delle opere più tarde di Mario Luzi – affiora addirittura “il silenzio”, grazie alle dinamiche di spaziature e interlinee. Suggestioni musicali traspaiono dai versi di Giorgio Caproni, che fu musicista di suo: aveva studiato violino, ma rinunciò alla carriera per lo stress emotivo che le esibizioni in pubblico gli procuravano. Donò poi due violini di sua proprietà al comune di Livorno, la città dov’era nato nel 1912.

Gli incontri tra compositori e poeti saranno indagati anche per le possibili implicazioni formali, culturali e politiche, con interventi sulla traduzione poetica, su Elsa Morante, sul rapporto fra Valentino Bucchi e Franco Fortini. Una sezione sarà dedicata alle ‘ibridazioni’ nella canzone d’autore e nella progressive music: Alessandro Maras, attraverso il caso paradigmatico di Roberto Roversi e Lucio Dalla, indagherà la travagliata convergenza fra poesia sperimentale, d’avanguardia, impegnata, e la cosiddetta popular music, etichetta invero assai ampia. Benedetta Zucconi tratterà gli “stornelli intellettuali” che nel 1960 un gruppo di letterati in auge scrisse per lo spettacolo Giro a vuoto di Laura Betti. Tommaso Pomilio ripercorre i rapporti di Nanni Balestrini con Luigi Nono e Demetrio Stratos.

Convegno ghiotto, dunque. Si svolgerà in modalità mista (interventi dall’Università La Sapienza e da remoto) e sarà trasmesso in diretta sul canale YouTube di Assonanze, grazie anche alla collaborazione della rivista Quinte Parallele, media-partner della manifestazione.

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