Da oggi le aule di tutta Italia tornano a essere vuote: otto studenti su dieci dovranno seguire le lezioni da casa. Dai 5,7 milioni della scorsa settimana si passa a 6,9 milioni di bambini e ragazzi (su un totale di 8 milioni e 506mila) che non usciranno da casa per andare a scuola. In 16 Regioni su 20 non ci saranno più alunni tra i banchi in quasi tutti gli istituti. Secondo i dati forniti da “Tutto Scuola”, le regioni con più studenti a casa (sono anche quelle con la popolazione scolastica più numerosa) sono la Lombardia con 1.401.813 alunni in dad; la Campania con 944.993; il Lazio con 821.329; il Veneto con 680.096 e l’Emilia-Romagna con 620.423. Per grado di scuola la situazione cambia soprattutto per i più piccoli: non saranno più in presenza circa 800 mila bambini della scuola dell’infanzia e primaria, circa 200 mila della scuola media e altrettanti delle superiori.

Il quadro non è omogeneo sul territorio: il virus costringe a casa il 95% degli studenti del nord e meno di due su tre nel mezzogiorno. Non si verificava dalla primavera 2020 una chiusura di massa di questo genere. Una situazione che ha visto in queste ore di nuovo in campo diverse associazioni di genitori, tra cui il comitato “Priorità alla scuola” per chiedere un ritorno in aula almeno per i più piccoli: la novità di questa zona rossa, infatti, è proprio la chiusura delle scuole. Lo scorso autunno anche nelle regioni rosse (salvo diverse disposizioni locali) era infatti garantita la didattica in presenza fino alla prima media. Ora, la diffusione delle varianti più contagiose e la campagna di vaccinazione in corso per gli insegnanti, hanno consigliato uno stop di qualche settimana. Anche tra le forze di maggioranza c’è chi chiede al Governo di tornare alla modalità autunnale. “Chiediamo – spiega Gianluca Vacca, capogruppo 5 Stelle in commissione Cultura a Montecitorio – che negli asili nido, scuole dell’infanzia ed elementari si torni in presenza. Siamo ben consapevoli che sono necessari sacrifici da parte di tutti i cittadini, compresi gli studenti, per affrontare questa nuova ondata della pandemia, ma le rigide misure previste dal Governo nell’ultimo decreto sono davvero troppo drammatiche per gli alunni più piccoli”.

Ecco la situazione regione per regione:

In Valle d’Aosta (fascia arancione), le scuole sono in presenza per tutti tranne che alle superiori, dove la dad è al 50%.

A partire da lunedì in Piemonte (zona rossa) sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e svolgimento delle attività didattiche esclusivamente a distanza per le scuole di ogni ordine e grado fino al 30 marzo.

In Liguria, che è in zona arancione, è confermata la didattica a distanza per tutto il mese al 100% per le scuole superiori. Tornano, invece, a scuola tutti i bambini e i ragazzi sino alle medie, anche nel ponente.

In Lombardia (in fascia rossa) tutti a casa fino al 6 aprile.

In Veneto il passaggio in zona “rossa” comporta “per un periodo minimo di quindici giorni” (cita un comunicato dell’ufficio scolastico regionale) la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado.

“Fino a sabato 20 marzo” è confermato lo stop su tutto il territorio regionale del Friuli Venezia Giulia (in fascia rossa) per le scuole elementari, medie, superiori.

Nella Provincia autonoma di Bolzano (zona arancione) da lunedì le regole saranno ovunque le stesse, compresi i Comuni colpiti dalla variante sudafricana del virus. Ciò significa che le strutture per l’infanzia, gli asili e scuole elementari possono riaprire ovunque anche in quei Comuni. Buone notizie anche per gli studenti delle scuole medie: le lezioni in aula riprenderanno per loro il 22 marzo. A differenza dei gradi scolastici inferiori, gli alunni delle scuole secondarie di secondo grado devono resistere ancora per qualche settimana con la dad.

In Trentino, invece, si passa in zona rossa e sono sospese le attività dei servizi educativi dell’infanzia, mentre le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado si svolgono esclusivamente con modalità a distanza. Non è stato fissato il termine di queste disposizioni.

In Emilia Romagna, nel Lazio, in Molise, in Puglia e in Campania (tutte in fascia rossa) per quindi giorni a partire da domani scuole di ogni ordine grado chiuse in tutta la regione.

In Toscana (fascia arancione) fino al 21 marzo, il Governatore Giani ha previsto la zona rossa e la conseguente chiusura delle scuole di ogni ordine e grado nelle province di Arezzo, Prato e Pistoia più altri 10 comuni. Sono sospese, inoltre, le attività dei servizi educativi dell’infanzia e le attività delle scuole di ogni ordine e grado anche in alcuni comuni in zona arancione, tra cui Siena.

Nelle Marche, (zona rossa) tutti in didattica a distanza fino al 6 aprile.

Ancora scuole chiuse da stamattina in tutta la Regione Abruzzo (fascia arancione) fino a diverso provvedimento.

In Umbria (fascia arancione) prosegue fino al 5 aprile la didattica esclusivamente a distanza per tutte le scuole primarie e secondarie, statali e paritarie. Dal 15 marzo i servizi socio educativi della prima infanzia e i servizi educativi della scuola dell’infanzia saranno svolti in presenza in tutta la regione, fatta eccezione per alcuni distretti sanitari.

In Calabria (fascia arancione) il Tar ha sospeso l’ordinanza del presidente della Regione Nino Spirlì che aveva chiuso tutte le scuole (ad eccezione dei nidi). La didattica in presenza è al 50% nelle scuole superiori fino al 6 aprile.

In Sicilia (fascia arancione) scuola in presenza fino al 50% alle superiori, ma scuole chiuse nei comuni dove sono stati superati i 250 casi positivi al Covid su 100mila abitanti. Chiusura di tutte le scuole (da lunedì 15 a sabato 20 marzo) in 24 Comuni.

Infine in Sardegna, zona bianca dal primo marzo, il presidente della Regione Christian Solinas ha deciso di mantenere misure restrittive. La presenza di tutti in classe non è prevista alle superiori, dove si passa dall’attuale 50 ad un massimo di 75%. Assicurata la presenza per tutti in scuole d’infanzia, elementari e medie.

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Scuola, il ministero chiarisce sulla presenza in aula degli alunni disabili: “Favorire inclusione, valutiamo di coinvolgere i compagni di classe”

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