Una corsia preferenziale a beneficio dei giornalisti per riuscire a vaccinarsi prima di altre categorie? Il dubbio è venuto quando dall’Asl 2 della Marca Trevigiana è partita una comunicazione che annunciava la possibilità di usufruire delle dosi AstraZeneca risultate eccedenti dopo la rinuncia da parte di alcune categorie come gli insegnanti e gli appartenenti alle forze dell’ordine. “Si estende ai giornalisti la possibilità di presentarsi oggi dalle 13 alle 18 per la vaccinazione presso le sedi vaccinali di Riese Pio X, Godega di S. Urbano, Bocciodromo di Villorba, ex foro Boario di Oderzo, per sottoporsi alla vaccinazione portando con sé tessera sanitaria e tessera professionale che attesti l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti”. Destinatari, nella giornata del 13 marzo, alcuni giornalisti i cui nomi risultano in mailing list o chat dell’Asl 2. Seguiva un’aggiunta meno formale, che è sembrata prefigurare una specie di passaparola, indubbiamente atipico. “Potete estendere il messaggio ai colleghi giornalisti residenti nell’Ulss 2”.

La notizia dell’apertura ai giornalisti è finita in rete e ha creato parecchie perplessità e commenti social critici nei confronti della categoria e di chi ha deciso di inserirla tra quelle beneficiate. L’apertura, come ha poi chiarito un comunicato-stampa, è il seguito della rinuncia da parte di un migliaio di insegnanti e membri delle forze dell’ordine, su un totale di circa 3.600, quale “conseguenza delle notizie relative a presunti eventi avversi legati all’utilizzo di AstraZeneca”. Per questo sono state “immediatamente attivate le convocazioni suppletive previste, rivolte ad alcune coorti di anziani, dai quali, stante anche l’assenza di preavviso rispetto alla convocazione, ha ottenuto un numero limitato di adesioni relative alla giornata di domenica”. L’Asl 2 ha spiegato che “a quel punto, data la necessità di reperire in brevissimo tempo un migliaio di persone da vaccinare nella giornata odierna, per non correre il rischio di sprecare vaccini, è stato deciso di estendere l’offerta vaccinale in emergenza alle assistenti sociali, alla polizia locale e alle assistenti domiciliari dei Comuni, tramite i sindaci, e ai giornalisti”. Tale è il bisogno di dosi, che “in un breve arco di tempo tutte le disponibilità di slot vaccinali rimasti vacanti sono state occupate con i lavoratori dei Comuni e di conseguenza sono state sospese le convocazioni urgenti suppletive dei giornalisti”.

In precedenza, Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca Trevigiana, aveva dichiarato: “In due giorni erano convocate novemila persone da vaccinare con AstraZeneca. Tra queste, ci sono state 6mila prenotazioni e 3mila disdette. Abbiamo comunque già riempito le liste chiamando altri lavoratori dei servizi essenziali”. Ma seguendo quali procedure? Per i dipendenti comunali il punto di riferimento sono stati i sindaci. Sul fronte dei giornalisti (che però non rientrano tra le categorie considerate prioritarie), c’è stato il passaparola, di cui hanno beneficiato alcuni professionisti la cui età non è certo a rischio, prima della sospensione.

“L’Ordine dei Giornalisti del Veneto ha ricevuto notizie informali delle convocazioni da parte di alcuni colleghi – spiega il presidente veneto Gianluca Amadori – ma come Ordine non siamo stati interessati da nessuna struttura sanitaria e quindi non abbiamo fornito elenchi. Ci eravamo posti il problema se sollecitare la vaccinazione di tanti giornalisti, cineoperatori e fotografi impegnati nel loro lavoro quotidiano, ma a differenza di qualche altro Ordine professionale abbiamo ritenuto di non farlo, visto che i giornalisti non rientrano tra le categorie a rischio”.

Interpellato sul perché e sul come siano stati convocati i giornalisti, il direttore sanitario Benazzi non ha rilasciato dichiarazioni a ilfattoquotidiano.it. Ma ai giornali locali ha detto: “Sono stato preso dal panico, ho agito in buona fede, ma se ho sbagliato me ne assumo la responsabilità”. Un po’ di benzina l’ha gettata Matteo Salvini: “Ci sono 6 milioni di disabili che devono venire prima a prescindere dall’età e dalla professione. Per quanto mi riguarda, politici e giornalisti possono essere le due categorie che arrivano per ultime”. E sembrava che parlasse all’indirizzo della Sanità veneta, ovvero del governatore Luca Zaia, il quale ha fatto sapere: “Il direttore generale Benazzi ha deciso in piena autonomia e mi sento di giustificare il suo operato, perché si è ritrovato con centinaia e centinaia di rinunce all’ultimo minuto. Una dose persa da qualcuno è un’opportunità di salute tolta a qualcun altro”.

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