Diego Armando Maradona aveva diritto al “condono” con il quale è stata risolta la querelle con il fisco relativa agli stipendi pagati dal Calcio Napoli ad Antonio Careca e Ricardo Alemao, gli altri due stranieri del Napoli degli Scudetti. Lo ha deciso la sezione tributaria civile della Corte di Cassazione, presieduta da Lucio Napolitano, che ha accolto i motivi principali del ricorso presentato dall’entourage del fuoriclasse argentino attraverso il suo avvocato, Angelo Pisani. Si chiude così, dopo la morte del Pibe de oro, la sua battaglia pluridecennale con il fisco italiano.

Secondo i giudici, Maradona aveva la possibilità di intervenire nel giudizio dinanzi alla Commissione tributaria centrale sui casi analoghi che hanno riguardato gli altri due stranieri del Napoli “per poter beneficiare del condono cui ha aderito la società”. La negazione di questa possibilità avrebbe causato “una palese assenza di tutela effettiva del contribuente che non avrebbe alcuna altra possibilità di far valere le proprie ragioni in altra sede, con il verificarsi di una vera e propria denegata giustizia”.

I pronunciamenti passati della Commissione tributaria avevano riguardato solo Careca e Alemao e non Maradona e non erano stati notificati al campione argentino che, nel frattempo, aveva lasciato l’Italia. “La Cassazione ha confermato quello che abbiamo sempre detto: Maradona non è mai stato un evasore fiscale“, ha commentato l’avvocato Angelo Pisani. “L’evasione fiscale – conclude – non è mai esistita, così come è stato per Careca, Alemao e per il Calcio Napoli che era il datore di lavoro”.

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