Rispettare il “limite dei mandati” per favorire il “ricambio generazionale” e contrastare la formazione di “gruppi di potere“. È uno dei punti principali di “ControVento“, il manifesto di Davide Casaleggio, presidente di Rousseau, e da Enrica Sabatini, socia della medesima associazione che gestisce la piattaforma digitale sulla quale avvengono le consultazioni online del Movimento 5 stelle. Il manifesto, annunciato nei giorni scorsi, ha riacceso gli attriti tra il figlio di Gianroberto Casaleggio e alcuni big del Movimento 5 stelle. Il motivo? Alcuni parlamentari hanno accusato Casaleggio di voler varare un suo movimento politico. Accusa che i due esponenti dell’Associazione Rousseau hanno rispedito al mittente. “Il manifesto, pur non essendo noto nei contenuti, nei giorni scorsi ha già avuto un racconto mediatico incredibile e addirittura delle critiche. Oggi presentiamo una iniziale bozza, a cui lavoreremo nelle prossime settimane. Vogliamo fare un’operazione di trasparenza e chiarezza. Vogliamo comunicare la finalità di questo manifesto e l’obiettivo che ci siamo dati”, dicono Casaleggio e Sabatini.

“I rapporti con il Movimento – ha continuato il figlio di Gianroberto – saranno più chiari: questo Manifesto deve essere utile per stabilire un metodo e penso che questo sia uno strumento che possa unire. Non ci stiamo ponendo più solo il problema tecnologico o legale, legato alla privacy o alla certificazione voto, ma anche del metodo di partecipazione delle persone al voto online, che diventa sempre più centrale. È necessario affrontare la questione del metodo, per questo abbiamo deciso di fare questo Manifesto, per mettere alcuni paletti e alcune regole che possono servire a definire un metodo comune”. Casaleggio junior, dunque, non farà un suo partito, ma chiede che da oggi in poi i rapporti tra il M5s e la sua piattaforma di democrazia diretta tornino ad essere “rispettosi” dei ruoli di entrambi. “Più che parlare di fornitore di servizio serve un progetto condiviso ed un accordo di partnership con ruoli ben definiti”, precisa Sabatini. E serve, continua la responsabile Ricerca & Sviluppo dell’associazione, che questi ruoli siano “riconosciuti e rispettati. Se non c’è rispetto non si può lavorare insieme”. Poi serve ovviamente “un’adesione ai principi e ai valori della democrazia partecipata”. E’ sempre Sabatini ad elencare quali sono. Prima regola: il voto, su Rousseau, non è un fine ma un mezzo. Ma anche, un processo che va garantito con trasparenza e regole ben definite per evitare il disastro del voto sul governo Draghi. Sabatini ricorda che quella consultazione “ha determinato una cicatrice sul Movimento: si è passati a contestare il metodo, il fatto che il quesito non fosse corretto”. E invece “dobbiamo essere lucidi ed onesti intellettualmente: l’esperienza di partecipazione deve essere migliorata. Noi abbiamo raccolto suggerimenti e critiche e così è nato questo manifesto. E’ un manifesto che ci porterà a raggiungere l’eccellenza sulla partecipazione”, continua.

Poi ci sono le altre regole, anzi metodi, come insiste a definirli Casaleggio: sono 10 (anzi 11, con l’ultimo da “scrivere insieme”) ma tra tutti spunta la conferma, senza appello, ai limiti di mandato. “Solo così si può assicurare il ricambio nella nostra comunità dando la possibilità a tutti di dare un contributo. Il limite di mandato rappresenta l’elemento che a livello organizzativo eviti il carrierismo politico e la costruzione di gruppi di potere. Il potere deve essere decentralizzato: per farlo devono esser trasferite conoscenze e competenze”. E’ Sabatini che continua su questo filone: “Vanno rispettate le procedure e regole: devono essere trasparenti e condivise. Le regole non sono scritte per gli amici: devono essere esenti da conflitto di interessi, devono essere neutre e non sviluppare sentimenti di ingiustizia. La trasparenza- insomma – deve essere una mentalità“. E poi: “Candidarsi non è un diritto ma una conquista” e serva un percorso di “formazione obbligatoria per candidarsi nelle istituzioni”. E ancora: “Bisogna garantire che vengano onorati gli impegni presi di fronte alla comunità. Rispettare il lavoro svolto da tutti. Premiare progetti e persone che siano di esempio per la comunità e che rispettano i principi dati”. Una regola, invece, sembra essere stata aggiornata, almeno nelle parole: il notissimo uno vale uno. “Uno non vale l’altro. Serve una selezione meritocratica – dice sempre Sabatini – Uno non vale l’altro significa anche immaginare processi di nomina trasparenti”. Infine Casaleggio, interpellato da domanda diretta, è tornato sul tema che ha maggiormente infiammato i rapporti col movimento: la quota arretrata che pretende da deputati e senatori per il funzionamento di Rousseau. “Ci sono restituzioni non in linea con la data corretta, è trasparente ciò che sta accadendo su quel fronte”, ha detto.

Ecco il decalogo del manifesto dell’associazione Rousseau

1. Il voto è dibattito.
2. Le regole non sono scritte per gli amici.
3. La formazione è la madre della competenza.
4. Rinnovare vuole dire evolvere.
5. Uno non vale l’altro.
6. La piramide è rovesciata.
7. La comunità è maggiore della somma delle sue parti.
8. Il sogno non è utopia.
9. L’esempio è cambiamento.
10. La felicità è partecipazione.

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