Lo sconforto aveva assunto presto dimensioni collettive. D’altra parte i tifosi avevano le idee piuttosto chiare: quella contro il Flamengo era la partita che valeva una stagione intera. E affrontarla senza il loro terzino destro titolare sarebbe stato castrante per i sogni di gloria dell’Internacional. La classifica raccontava infatti una realtà esaltante. A due giornate dalla fine il club di Porto Alegre guardava tutti dall’alto in basso, con un punto di vantaggio proprio sul Flamengo. Così lo scontro diretto alla penultima aveva assunto le sembianze di ago della bilancia. Tutto perfetto, se non per un piccolo dettaglio: Rodinei, l’esterno destro dell’Internacional, non poteva scendere in campo. Non per un infortunio e neanche per una squalifica. A lasciarlo fuori era una clausola contrattuale. In estate il terzino ventinovenne era passato in prestito dal Flamengo all’Internacional. Solo che i rossoneri avevano fatto inserire una clausola particolare: per schierare Rodinei contro la sua ex squadra, il club di Porto Alegre avrebbe dovuto pagare una penale di 165mila euro. Un’enormità.

La speranza aveva lasciato spazio alla rassegnazione, l’entusiasmo al nervosismo. Per vedere in campo la formazione tipo serviva un miracolo. Ed è qui che un tifoso aveva deciso di entrare in scena e di vestire i panni del filantropo. Di lui si sapeva pochissimo. Solo il nome, Elusmar Maggi Scheffer, e la professione, titolare di un’azienda agroalimentare. Il nuovo supereroe biancorosso aveva fatto recapitare al Flamengo l’assegno per liberare Rodinei. Una favola perfetta. Mancava solo il vissero tutti felici e contenti. E il lieto fine, domenica scorsa, era arrivato davvero. Anche se solo per qualche minuto. Al 12’ un rigore di Edenilson aveva portato in vantaggio l’Internacional. Poi Bruno Henrique aveva sfondato proprio dalla parte di Rodinei e aveva messo in mezzo un pallone che Giorgian de Arrascaeta aveva trasformato nel gol del pareggio. I sogni di gloria dei biancorossi erano rimasti comunque intatti fino all’inizio del secondo tempo. Allora uno dei centrali dell’Internacional aveva cambiato gioco per servire Rodinei, tutto solo sulla sua trequarti difensiva. L’esterno doveva solo mettere a terra e avanzare. Solo che qualcosa dentro di lui era andato improvvisamente in crash. Il controllo era stato difettoso, la corsa macchinosa. Rodinei si era fatto anticipare da Filipe Luis. E poi lo aveva steso con un pestone sulla gamba di appoggio. L’arbitro non aveva avuto dubbi. Cartellino rosso. E Internacional in 10 per più di quaranta minuti. I biancorossi avevano iniziato a sbandare. Il lupo stava per vincere sul cacciatore. E dopo neanche 20 minuti Gabigol aveva segnato il gol che aveva riscritto una stagione intera. Flamengo in testa, Internacional ad inseguire. Così, ora, per vincere il campionato i biancorossi possono solo sperare in uno scivolone del Flamengo contro il San Paolo all’ultima giornata. A patto però che riescano a battere il Corinthians. Ma anche stavolta Elusmar Maggi Scheffer ha deciso di correre in soccorso dell’Internacional, offrendo un premio in denaro al San Paolo in caso di vittoria. Una buona notizia. O forse no.

Un episodio molto simile aveva fatto infuriare la polemica anche in Europa. Nel 2014, infatti, Chelsea e Atletico Madrid si erano incontrate in semifinale di Champions League. Allora quella che era stata ribattezzata “clausola della paura” riguardava Thibaut Courtois. Il portiere giocava con i colchoneros, ma il suo cartellino era di proprietà dei blues. Così Abramovich aveva inserito nel contratto un cavillo vessatorio: per schierare il belga contro il Chelsea, l’Atletico avrebbe dovuto pagare una penale di 3 milioni di euro a partita. I vertici del calcio europeo avevano condannato la clausola con un comunicato piuttosto duro: “La Uefa e il Regolamento Disciplinare vietano in maniera categorica a qualsiasi club di esercitare alcuna influenza sui giocatori di altri club sul fatto che possano o non possano scendere in campo”. E ancora: “Qualsiasi tentativo di imporre una tale disposizione sarebbe una violazione del Regolamento Disciplinare dell’Uefa e sarebbe perciò sanzionato”. Così i vertici dei Blues avevano fatto marcia indietro e avevano cancellato la clausola. Quasi novant’anni fa, invece, la penale era stata pagata davvero. Nel 1934 Attilio Ferraris IV aveva deciso di lasciare la Roma dopo l’ennesima litigata con il presidente Sacerdoti. Solo che il campione del Mondo aveva deciso di non spostarsi troppo ed era passato alla Lazio. Il 17 novembre, il giorno precedente al derby, un emissario biancoceleste si era presentato nella sede della Roma e aveva versato un assegno che copriva l’ammontare della penale. Pur di avere Ferraris IV al loro fianco i giocatori della Lazio si erano autotassati. Al momento di entrare in campo Attilio era stato subissato dagli insulti dei suoi vecchi tifosi, che gli urlavano “venduto”. Dall’altra parte i supporter della Lazio avevano risposto con un orgoglioso: “Comprato, comprato”.

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