Quando si arriva ai 30 anni, e io oramai li compio da sette anni a questa parte, bisogna necessariamente aver realizzato qualcosa d’importante nella vita – non so, incidere un disco, vincere un premio importante nel proprio ambito professionale, aver conseguito un dottorato ecc. – per sentirsi accettato e di conseguenza essere degnamente considerato in questa società. Società ove è d’uopo puntare sempre più in alto ed essere al top, altrimenti sei fuori (out, nel gergo di noi giovincelli).

Per questo, dacché sono diventato conformista, ho pensato di seguire i dettami dalla maggioranza – del resto come il saggio Gaber asserisce, il conformista “quando ha voglia di pensare, pensa per sentito dire” (chapeau al Signor G, che omaggiamo di nuovo) – e di prendere una decisone (poco) originale: sarò il primo disabile, eccettuato tutti quelli che l‘hanno già fatto, a pubblicare un libro! Ohhh!

Un libro? Sì, di quelli in carta e inchiostro. Utile alla lettura e a raddrizzare un tavolo qualora abbia una gamba più corta delle altre: insomma assolve comunque a nobili funzioni. E di cosa tratta il libro? Del sottoscritto esemplare di disabile e della sua vita dalla prospettiva della francesina, per la scienza: distrofia muscolare di Duchenne. E come si intitola? Diverso da chi? Storie a rotelle e ironia senza freni.

Diverso da chi? è nato il 19 dicembre, pesa 317 grammi, è alto 14 cm ed è costituito da 35 capitoli, per 223 pagine. Il padre sta bene, cioè per modo di dire, ed è raggiante: “È stata dura, ma alla fine l’ho partorito… e ora posso occuparmi del mio sogno nel cassetto: vincere il premio Strega e, ovviamente, la pace nel mondo!”.

Colgo l’occasione per chiedere venia ai lettori di codesto blog per la mia prolungata assenza, ma ero oberato dallo scrivere e, quando sei un uomo, o fai una cosa o ne fai un’altra.

Adesso fermiamoci tutti – ma fermi come solo io so fare – perché ho una domanda di deontologia da porre: è giusto autopromuovere il proprio libro sul blog del giornale per il quale si scrive? La risposta è stata “nì”! Così, da buon italico quale sono, mi son subito dato una mossa alla ricerca dell’escamotage – eh già, quando conviene anche i francesini, se di fabbricazione italica, si muovono – e… tac, ecco la soluzione: farò contro promozione! Eh, sono o non sono intelligente?

Quindi non comprate Diverso da chi?, io non ve lo consiglio. Certo, si parla di sesso: ma oggi come oggi chi si interessa più al sesso? Di sesso e disabilità? Tanto i disabili non lo possono fare… Di prostituzione? Argomento che non interessa nessuno, ma che riguarda soltanto un italiano su tre… Volete altri motivi per non acquistare il libro?

Eccovi serviti: si parla di me – e già ho detto tutto – e del mio personale modo di affrontare la malattia: ‘na noia apocalittica; del fatto che delle proprie “sfighe” o disabilità si può anche ridere: ma da quando in qua? Bisogna rimanere tristi e a cuccia, almeno questo vale per i sofferenti; il libro e l’autore stesso ripudiano retorica, pietismo e vittimismo: temi, questi, cari solamente ai disabili; mentre l’obiettivo è abbattere tutti quei tabù che aleggiano attorno alla disabilità, ‘na cosa trita e ritrita. Adesso penso di avervi fornito ottimi motivi per lasciarlo in libreria, ma preferisco andare con le ruote di piombo…

Va bene, all’interno il libro è suddiviso in parti e in ogni parte troverete delle battute che non fanno per niente ridere, del tipo: “Se mio nonno avesse le ruote, sarebbe uguale a me”, piuttosto che: “Non ho mai aderito a uno sciopero solo perché non riesco a incrociare le braccia”. Per giunta la prefazione è a cura di un personaggio del calibro di Marco Cappato, il Caronte dei disabili e delle loro anime pure. Ora, se dopo questa non vi ho convinto non so più dove girarmi – ah no, quello è il frutto del mio proverbiale immobilismo – quindi mi arrendo: acquistatelo, è già un caso letterario.

Per completezza di informazione (perché sono un giornalista con le contro-penne!) è necessario che dia notizia su come acquistarlo: online sul sito de La Feltrinelli oppure dalla casa editrice Ananke Lab, ma voi amiche (e amici) che seguite il blog lo potete ordinare anche al Cafagna – scrivendo a ncafagna@yahoo.it -, perché cosa c’è di meglio che avere un contato diretto con i propri lettori e viceversa? Un Amaro Lucano…

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